Da Kohl alla Merkel

Tra poco l’Europa avrà la necessità di decisioni forti e permanenti. I leaders europei dovranno decidere cosa fare su due fronti apparentemente separati ma politicamente uniti: l’Unione Europea e la sua governance e l’euro. La crisi economica che stiamo vivendo in gran parte d’Europa è il simbolo della debolezza politica europea, del suo essere una operazione incompiuta sia per ragioni oggettive, difficoltà storiche, linguistiche, culturali, sia per la non sufficiente volontà politica e capacità dei suoi capi. L’euro non è l’Unione ma ne è il più significativo ed importante risultato, il primo grande, dopo il fallimento (sempre per la mano francese allora di De Gaulle) della Comunità Europea di difesa. Ma in mezzo ci sono stati eventi positivi, crescita di sensibilità pubblica, miglioramento di regole ed elaborazione di comuni anche se faticose volontà. E, anni fa, ci fu non solo il crollo del muro di Berlino ma l’unificazione della Germania. Come sarebbe andata senza una Unione europea solidale e sostenitrice di quello storico evento? Ed il macroscopico costo di quella operazione non è stato sostenuto, indirettamente ma proficuamente per la Germania, da tutta l’Europa? E non si stralciata quella immensa spesa dalle regole di bilancio europeo?. allora in Germania governava Helmut Kohl, il grande uomo politico che quel paese aveva espresso dopo il gigante Adenauer ed altri politici di altissimo livello da Brandt a Ehrardt.
L’Europa, dopo il disastro della guerra scatenata dalla Germania di Hitler, fu voluta da tre grandi leaders che volevano garantire al nostro continente un futuro di pace: l’italiano Alcide De Gasperi, i tedesco Konrad Adenauer, il francese Schumann. Ci riuscirono e fu un grande successo che si attenuò o valorizzò anche sulla base dei politici che li hanno seguiti. Erano effettivamente grandi politici, perché vedevano ampio e lontano, pensavano al futuro dei loro Paesi e del continente, capivano l’immenso valore della comunità basata sulla solidarietà e non sull’egoismo nazionale che era stato solo portatore di guerre, sapevano, per averlo vissuto, che i cittadini europei –milioni-  morti per causa della assurda guerra europea e mondiale, erano parte della stessa terra, cultura, storia. Guerreggiata in passato ma profondamente bisognosa di pace e crescita comune. Era l’Europa di Tommaso Moro ed Erasmo da Rotterdam, del monaco Lutero e di San Francesco, di Galileo e del polacco Copernico, delle conquiste democratiche del parlamento inglese e della rivoluzione francese, l’Europa grande erede dell’impero romano.
Grande storia e grandi politici. Ora la crisi europea, che è prima politica poi economica e finanziaria, è la crisi di una Europa divenuta, ad onta dell’allargamento, più piccina, più attenta alle nazionalità, senza una vera e autorevole visione internazionale, e purtroppo con uomini e donne aderenti alla stessa dimensione, cioè sostanzialmente piccini. Così, volendo dare dei volti a paesi e nazioni europei, fra tanti altri, sorge il confronto tra Kohl e la Merkel, tra due dimensioni politiche ed umane, tra due ipotesi diverse della tedesca weltanschauung, ovvero della visione del mondo, della capacità di vedersi in grado di partecipare al suo governo, di immaginare e lavorare per la sua prospettiva.
Un grande Paese deve esprimere una forte classe dirigente. La Germania c’è sempre riuscita anche se pur nel drammatico e funesto periodo nazista. Da Kohl, realizzatore della ritrovata unità tedesca, alla Merkel, governatrice intempestiva della difficoltà greche ed europee, da de Gaulle a Sarkozy, da Churchill a Cameron, da de Gasperi a Berlusconi. E via dicendo.
Cosa sta avvenendo in Europa? Non produciamo più classe dirigente e grandi leaders? Non ne abbiamo più bisogno? I paesi dell’Europa (e tralasciamo il resto del mondo) hanno bisogno soltanto di modesti sindaci, buoni amministratori del presente forse, ma scarsi politici per il futuro? O piuttosto sono i sistemi democratici tradizionali (in Italia di certo) a non funzionare più e quindi a non produrre uomini, idee, progetti, obiettivi per i nostri Paesi? O la cultura politica e civile, sorretta da ideali e convinzioni profonde, a difettare? Forse un confronto tra gli uomini di un tempo e quelli di oggi ci farà riflettere, pensare, immaginare. Doti queste ormai in palese disuso.

Tags: , , , ,

Leave a Comment

*