Un applauso indecente

 Il voto su Cosentino può essere valutato in vario modo. Già in occasione di quello per l’on. Papa, avevo espresso il parere che, in mancanza del fumus persecutionis, il Parlamento deve favorire il corso della giustizia e non interpretare gli atti giudiziari come fatti politici legati alle particolari congiunture.
Questo atteggiamento pone anche il problema della responsabilità dei magistrati, soprattutto quando incidono sulla libertà personale dei cittadini. In questo caso però nessuno ha sostenuto la presenza di volontà persecutorie e quindi andava valutato sulla base giuridica normale, come se Cosentino fosse un normale cittadino della Repubblica.  Ma non è stato così.
Certo la libertà di coscienza dei parlamentari è, soprattutto in questi temi, assai importante e non a caso costituzionalmente garantita. Ma solo in questi casi? Non in altri? Non normalmente su tutti problemi che comportano un giudizio più profondo, morale, personale, di civiltà? Abbiamo ancora nelle orecchie il grido di “assassini” lanciato da Quagliariello, durante il dibattito sulla povera Eluana Englaro, come il grido di un integralismo cattolico e musulmano insieme, con disprezzo della coscienza altrui. E così anche in tante altre occasioni e con altri protagonisti.
Chi segue le ragioni del proprio intelletto e del proprio cuore, quindi dalla propria coscienza, non fa una scelta indolore. Anche la giustizia costa fatica e dolore e non solo ai parlamentari ma anche i giudici, pensando in entrambi i casi, a uomini onesti. Quando si decide della libertà di una persona, la responsabilità è immensa.
La fatica della decisione, per le persone non superficiali è gravosa. Come sempre quando si ricerca la giustizia e non si gioca con i grandi problemi.
Gli applausi da stadio della “maggioranza” della Camera sono stati il segno indecente di come si è affrontato il problema. Non un voto sofferto, qualunque fosse, ma una partita di calcio, una competizione per affermare la propria “forza” politica.
Non con la sofferta decisione, che può liberarsi ed esprimersi in un silenzioso assenso alla scelta dei più, anche se discutibile. Ma l’urlo liberatorio di chi allontanava anche da sè, il rischio, la perdita di un’ingiusta sicurezza, il possibile ricorso a una pur temporanea impunità.
Quel finale ha tolto quel poco di legittimità morale che rimaneva a quel voto.

2 Responses to "Un applauso indecente"

  • Francesco Pasini says:
  • Bellamoli Laura says:
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