Che tristezza questi partiti

Si allunga la fila dei politici e parlamentari sotto indagine sia negli uffici giudiziari sia nelle redazioni dei giornali. E per cose ben più gravi, sul piano pubblico, dei bunga bunga che consideriamo comunque pesanti per le conseguenze nelle … elezioni e nelle relative candidature.
Chi si appropria del denaro pubblico del suo partito, paradossalmente molto ricco, anche se già defunto, chi guadagna milioni di euro in poche ore a spese di un ente pubblico, fa comunque ricordare la frase di Alessandro Dumas junior “gli affari? Semplicissimo, sono i soldi degli altri”. Ciò avviene con un’assoluta impudenza, dopo molti eventi “educativi”, dopo che altri politici e altre cricche sono stati sottoposti a indagini e alle relative conseguenze, dopo casi di Papa e Milanese ed altri, che fanno riflettere su come nascono e le candidature al Parlamento e non solo a quello.
Chi come me ha fatto l’esperienza parlamentare, sia pur parzialmente, nella prima e nella seconda Repubblica, sa bene che non bisogna generalizzare il giudizio sul nostro Parlamento. Come in tutti i paesi democratici del mondo, ci sono un sacco di persone perbene che combattono onestamente con i problemi veri della politica, che non hanno i mezzi per farla meglio e più liberamente, che spesso soccombono o sono costretti a non fare fino in fondo quanto ritengono utile, che contribuiscono personalmente anche economicamente alle spese organizzative, mentre i ricchi partiti sono peraltro ormai oligarchie senza regole. Tutti. Come ricordò Craxi nella celebre seduta della Camera, vent’anni fa, evocando il cristiano “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Di “furbi” e ladroni è pieno il mondo ed il denaro, “sterco del demonio”, incentiva assai queste presenze, a condizione che vi siano soldi abbondanti e altrui, meglio se risorse della collettività. Non bisogna però pensare che le responsabilità di ladri e truffatori individuali rendano di per sé innocenti istituzioni, partiti, associazioni e classe dirigente delle stesse.
Nella Costituzione, non ancora attuata in parti fondamentali, i padri fondatori di questa Repubblica previdero molto e bene, mal non che i loro successori ne avrebbero omesso o l’attuazione. Tra queste omissioni, guarda caso, c’è la normativa per i partiti e i sindacati, realtà di fondamentale rilevanza pubblica, finanziati in vario modo dallo Stato e liberi da ogni controllo e dalle responsabilità sulla gestione.
Così abbiamo un senatore già assessore regionale di Vendola (SEL), salvato dal voto di colleghi dall’arresto, il Penati (PD) coinvolto nelle vicende che si pensano legate al finanziamento politico, Di Pietro (IDV) sotto accusa dai suoi amici di partito per l’uso dei finanziamenti elettorali, e così andando, oltre alle responsabilità penali e individuali di parecchie personalità politiche del PdL, Bossi e la Lega Nord che investono i soldi pubblici del finanziamento a Cipro e in Tanzania (dove un tempo c’erano, a loro dire, i baluba) invece che spenderli per il partito.
Per rimediare in larga parte a questa situazione, basterebbe che partiti e sindacati venissero regolati con norme precise, relative ai criteri ed al rispetto della democrazia interna e, superando le risibili competenze degli organi interni come i cosiddetti “probiviri”, si sottoponessero per legge alla magistratura ordinaria e le cose cambierebbero non poco. Così come se ci fosse limiti seri e di garanzia sull’attività politica dei magistrati anche impedendo l’immediato accesso a cariche elettive pubbliche e anche la permanenza nella magistratura dopo le stesse.
I partiti hanno anche ignorato il plebiscitario referendum antifinanziamento, cambiando nome e aumentandone l’entità a vantaggio delle oligarchie interne ad ogni partito e, con il denaro, alterando anche le logiche democratiche, costituzionalmente da salvaguardare. Tutto ciò per il buon governo del Paese.
Ma siamo certi che le oligarchie partitiche vogliano il buon governo o non piuttosto il proprio governo? Perché dunque dovrebbero realizzare le fondamentali riforme legislative che amplierebbero l’esercizio di una democrazia più corretta e responsabile? Meglio contestare vivacemente qualche ladrone e qualche mariolo che raddrizzare una situazione così comoda, dove l’abuso di denaro consente l’abuso di potere: non solo nei partiti ma anche e soprattutto in molte istituzioni dello Stato.

 

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2 Responses to "Che tristezza questi partiti"

  • Gianni says:
  • Giorgio Gabanizza says:
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