Tra promesse e vergogne

Il periodo feriale tende a rigenerare corpo e spirito. Ci dà la sensazione di una pausa che precede qualcosa di meglio, di più affrontabile, con più forza ed energia. La delusione c’è sempre, in genere rappresentata da decisioni su prezzi e tariffe, da un aumento delle nostre difficoltà. Durante la pausa estiva il gran caldo ci ha fatto dimenticare lo stato della situazione, pur se è visibile da molti segni inequivocabili di crisi. Ma, appena finita la stagione, eccoci già in mezzo al dramma, che gli italiani tendono sempre di rimuovere, di dimenticare con una grande capacità di riuscirci. Consentendo, con la non memoria, di vedere ogni cosa senza passato, ogni colpa senza responsabilità e senza pena. Ogni colpevole, con rinnovata verginità, pronto a nuovi ruoli che, naturalmente, guardano al futuro, non al dimenticato passato. Sanno che siamo quasi tutti così, capace di dimenticare, di ignorare, di non trarre mai lezioni dal passato, utili per i nostri comportamenti, per le nostre scelte, per il voto che andremo ad esprimere, quando ci andremo e per chi ci andrà.
A metà settembre ci accolgono tre notizie, tutte di notevole entità, non sappiamo dire quale sia la più pesante.
.     Marchionne smentisce un impegno, e sembra voler annunziare, ed è già un inizio di annuncio, la fine anticipata di “fabbrica in Italia”, la grande promessa sulla quale  una ventina di mesi fa, richiese la speranza e la fiducia ai lavoratori del gruppo Fiat, spaccò quel poco di unità sindacale rimasta, criticò tutta la dirigenza politica italiana, incapace di prendere impegni seri e di mantenerli, si propose come salvatore dell’industria automobilistica partendo da Fiat e Chrysler.
.    Berlusconi conferma e rinnova un impegno, lasciando intendere di candidarsi per dargli attuazione: quell’impegno che dura dal ‘94 e che ha segnato 18 anni di politica italiana (quasi il ventennio mussoliniano). In tutto questo periodo non si è realizzato granché e i più incattiviti sono proprio quelli che ci avevano creduto e si erano spesi per questo. Naturalmente la speranza è che -facendo di Monti il bersaglio di ogni critica sul non fatto o fatto male, in poco più di un anno, – (pur votato anche dal PdL)- si dimentichino i quasi vent’anni passati invano.
.    Dal Lazio giunge un’ulteriore conferma che il Paese, il nostro Paese, è governato -pare ovunque- da gente che meriterebbe ben altri ruoli. Dopo Lusi (Margherita) e Belsito (Lega) ecco Fiorito ( PdL) che ci indica come si spendono non solo i soldi dei partiti, ma anche dei gruppi politici regionali, quelli dei cittadini italiani, quelli che faticano la vita, che pagano le tasse, che non vanno nei ristoranti di lusso non comprano diamanti e barre doro, che onestamente portano avanti le loro famiglie.
Tre eventi dunque: uno per annullare le promesse che erano state fatte, l’altro per riproporre promesse non mantenute, il terzo per confermare uno stato di corruzione morale, di inadeguatezza alla fiducia dei cittadini, che si indica la situazione del Paese.
Potrà, su queste gravi situazioni, prevalere, per farcele dimenticare, la capacità della campagna elettorale, la fiera delle bugie, con i suoi slogan, le sue immagini, i soldi che la finanziano, le TV ed i giornali (sempre più la voce del padrone) essere più forte della memoria dei fatti e dei responsabili?
Saprà la gente cogliere la differenza tra i costi della politica e quelli dei falsi politici che abusano del Paese che dovrebbero amare, valutare i partiti che non promuovono e non consentono leggi idonee, per controllare il corretto uso del denaro pubblico e quindi meritano di non avere alcun pubblico finanziamento? Né a livello di Stato, né di regioni, né di comuni.
Tutti sappiamo che in politica e nelle istituzioni ci sono un sacco di persone per bene, che sono la maggioranza: in Parlamento come in tutte le istituzioni. Ma, nelle posizioni di forza dei partiti e quindi troppo spesso nel Paese, dove si manovrano i soldi e il potere, ci vanno troppo spesso i furbi, i ladroni, i corrotti e i corruttibili. Gli altri, gli onesti devono fare “i peones”, spesso più bravi dei primi, dare credibilità con la propria faccia ai partiti e consentire loro di fare eleggere anche fior di mascalzoni.
Dobbiamo però chiederci perché siamo giunti a tutto ciò, se il male non sia allora più esterno, se non vi sia una metastasi che invade tutto il corpo del Paese. Bisogna partire da lì, colpire duro, ripristinare etica e legalità.  Questo non si fa ritardando sine die le leggi anticorruzione e volendo leggi elettorali dove il denaro determina le scelte (l’acquisto di preferenze), o non volendo controlli esterni sulle spese dei gruppi parlamentari.
Bisogna che i cittadini si sentano elettori di buona memoria e puniscano i partiti che ospitano uomini indegni del ruolo istituzionale, politico, amministrativo. I cittadini hanno poco potere, salvo che nei momenti elettorali, se lo sprecano o lo usano male non potranno poi lamentarsene.

1 Response to "Tra promesse e vergogne"

  • Gianni Porzi says:
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