Tra sogni e incubi

Nonostante la drammaticità della situazione, quella europea e la nostra, uno Stato non può perdere la speranza, anche quando sembra che la perdano tutti i suoi cittadini.
Abbattere una classe dirigente invisa al popolo è una reazione naturale, in un certo senso facile, ma bisogna chiedersi dove porta. Non è più tempo di rivoluzioni cruente, anche se la rivolta elettorale ha il suo peso.
Dopo un’elezione di cambiamento i greci ne hanno dovuto fare, subito dopo, una più razionale, per affrontare meglio il futuro, che rimane comunque assai grigio.
Il tentativo di rivoluzionare il vecchio sistema italico è che l’ostacolo più serio si trova negli italiani, nel loro atavico modo di essere, nel loro modo di scegliere la classe dirigente più comoda, quella che critica e promette ma sa mantenere lo status quo ante,quello amato da lobbies e poteri consolidati. Ora però la confusione è estrema .
Se immaginiamo, in un sogno un po’ agitato, l’Italia con dei governanti legittimati da una maggioranza assoluta, ci troviamo di fronte a problemi interessanti.
Vince il PD, la sinistra, e si trova, contro l’opinione di quadri ed elettorato, di fronte all’attuazione della lettera Draghi e Trichet ed a tutto il rapporto con l’Unione Europea, che postula rigore, severità, riforme impopolari, confronti con la CGIL e gli altri sindacati.
Una sinistra costretta a una politica montiana.
Ora, nel sogno, vince la destra e -se non altro per la fresca memoria, gli italiani si ritrovano con Berlusconi, La Russa, Cicchitto, Scajola, Gelmini, Tremonti e così via, e si chiedono come faranno a realizzare ciò che in dieci anni non sono stati capaci di fare.
Addio speranza.
Cambia lo scenario del sogno e vince Casini e ci sembra di tornare ai tempi dell’ultima Dc, non quella virtuosa, ma quella che avevamo visto naufragare nell’epoca di Tangentopoli. Questa ci sembra roba vecchia, con qualche abito nuovo, ma che appare sempre più di sartoria vaticana.
Si alza il sipario ed ecco la nuova scena: vince la maggioranza Beppe Grillo e, nascosto dietro ad un immenso computer, il suo genio ispiratore Casaleggio.
Nel sogno, l’immagine, a parte quella “drammatica” del comico, è un po’ più piacevole, nuova, volti giovani, entusiasti e ridenti. Finalmente un po’ di novità e di persone veramente nuove. Più dello stesso Renzi, che così nuovo non è. Cambieremo tutto ciò che non va!
Ma come, con chi? Basteranno questi giovani volonterosi per abbattere i vecchi marpioni della burocrazia e delle varie magistrature, della finanza e della potenza delle lobby economiche?
È difficile fare una scelta,  e ci si sveglia agitati e sudati dal sogno problematico.
Da svegli si riflette su a chi potremmo affidare, tra i protagonisti di quei sogni,  i nostri risparmi, le nostre risorse, noi stessi.
I primi li potrebbero dissipare, tra Vendola e Fassina, alla faccia dello stesso Bersani e del bravo ma debole Renzi; i secondi lo hanno già fatto, complice la situazione generale, e poi sono dieci anni che li sopportiamo invano, come del resto Casini che, con il Vaticano quasi alle spalle, dubita e ripensa a come fare con l’IMU e all’eccessiva laicità dello Stato.
Né possiamo affidare una situazione tragica e pericolosa come la nostra alle pur intelligenti fantasie di un comico.
Gli astenuti, per definizione, non contano e dunque anche per noi possono solo predicare l’astinenza.
Dopo queste riflessioni non siamo alla speranza ma alla disperazione.
Almeno potessimo scegliere le persone, quelle che conosciamo, che stimiamo. Ma è cosa certa che prevarrà un quasi porcellum, e con il grande rinnovamento, si potrà sostituire la Gelmini con la Carfagna, la Minetti con la Rossi, Brancher con Verdini. Ma non tanto oltre.
Non troviamo dunque le ragioni della speranza se la capacità degli elettori di non ascoltare troppa televisione e usare più intuito e conoscenza diretta, di votare solo gente del luogo, di valutare il passato dei candidati ovunque siano collocati, non potrà esprimersi né con le preferenze, né con i collegi.
Come ci si sveglierà dal sogno di un buon parlamento, capace di fare buona politica, di eleggere un bravo Presidente della Repubblica?
E’ probabile che, una volta svegli, il sogno si trasformi in incubo, quello di continuare con la frantumazione parlamentare, con gente di livello inadeguato, l‘incapacità politica di fare accordi ragionevoli per progetti utili.
Non ci resta che pensare, pur con qualche difficoltà ma almeno un filo di speranza, al severo Presidente Monti, persona stimata e stimabile, che almeno seriamente qualcosa tenterà, non farà guerra alla Germania, non uscirà dall’euro lasciandoci in mutande, non ucciderà qualche magistrato ostile e, come ha già fatto, toglierà l’Italia dal drammatico senso del ridicolo.

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10 Responses to "Tra sogni e incubi"

  • Gianni Porzi says:
  • Sergio says:
  • Claudio Maffei says:
  • Claudio Maffei says:
  • Giorgio Dal Negro says:
  • Giorgio Dal Negro says:
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