Pesi mosca

Nella confusione delle lingue che caratterizza la disordinata campagna elettorale ci sono molti elementi di riflessione: il tentativo dei partiti di apparire diversi, rinnovati, giovani, anche usando maschere e simulazioni; quello di far dimenticare, ad un elettorato già smemorato di suo, le proprie precedenti gravi responsabilità, il vellicare, in un periodo di grave crisi, gli interessi immediati degli elettori con promesse di eliminazione d’imposte, di grandi interventi sociali (con quali soldi?) e con l’illusione di trattenere le tasse in singoli territori (da Roma ladrona a rubiamoci i “nostri” soldi). Fino all’abolizione di partiti, sindacati e di pezzi di Stato. Il tutto destinato a quella massa di elettori che, esacerbati, delusi, spaventati, convinti della non influenza del voto, pensano di non votare. La crisi della politica denuncia un malessere più grave e generale, una caduta di speranza, ma nei partiti l’esigenza di coprire le proprie responsabilità, di far superare il giudizio sul mal fatto, sulle colpe e sulle corruzioni,prevale su tutto.
Ogni proposta viene agitata e presentata come novità, come nuovo obiettivo, come progetto diverso e nuova speranza.
Un esempio di questa linea è l’accordo tra Lega Nord e Pdl sulla Lombardia: la cessione al governo della Lega di tutto il Nord per accontentare a Roma Berlusconi (da un anno vituperato) e la promessa di trattenere le risorse fiscali come “voto di scambio” con gli elettori più creduloni ed ancora desiderosi di illusioni.
Questa ipotesi politica merita però una riflessione, che parte da un’analisi della strategia della Lega post bossiana, ed è ricollegabile al alcune tesi di Miglio, quella delle tre Italie, nord, centro e sud. La lega però, al di là delle affermazioni trionfalistiche, è in grave crisi di credibilità della sua classe dirigente e dei suoi progetti.
Dopo avere governato assai a lungo con Berlusconi, che non ha mai molto amato, è caduta clamorosamente sul fronte del malgoverno, dei soldi, degli abusi, dei tesoretti in oro e diamanti, del familismo, in sostanza ha dimostrato di non essere meno “ladrona” di altri, come invece affermava nei suoi slogan. Inoltre nella lunga partecipazione al governo non ha prodotto per il Nord particolari vantaggi, se non, forse, nel rinvio delle multe per le quote latte, ma niente di più. A parte l’invenzione del calderoliano “porcellum” essa è stata pienamente partecipe, e spesso determinante, assieme al Pdl, delle responsabilità di governo dell’ultimo decennio.
Ora, abbandonati i vecchi miti, le ampolle, l’acqua del Po, i parlamenti padani in ville affittate, cerca di ritrovare il suo popolo deluso con un nuovo messaggio, una nuova illusione,che è la macro regione, con gli uffici a Milano anziché a Monza, con il predominio lombardo-varesotto, su Piemonte e Veneto, in un’ipotesi secessionista di tipo nuovo, basata sui poteri regionali e sulla omogeneità partitica.
Da soli non andrebbero lontano, ma con Berlusconi il discorso diventa più fattibile e il Pdl ha già ceduto, nelle alleanze tutta la polpa del Nord, anche con la resa di Formigoni, ormai bisognoso di copertura e difesa.
Non credo che l’operazione possa avere successo; anche perché i tempi sono cambiati, la Lega dopo gli scandali nordici e romani è più debole e il Pdl è frantumato, nonostante gli sforzi di Berlusconi, grande venditore di promesse e mago della comunicazione e della pubblicità. Inoltre sia Albertini che Ambrosoli non sono candidati da poco.
Resta il pericolo di un inquinamento morale, di illusioni dannose al Paese, che è bisognoso di forza unitaria: se contiamo poco come Paese unito, immaginiamoci come Paese diviso, nelle regole, nell’economia, nei territori, nel contesto internazionale. Inoltre, dividendo ipoteticamente per tre il debito pubblico, non lo si riduce, mentre il problema del governo italiano per la crescita, sta in uno sforzo unitario e collettivo, anche se ciò non significa escludere un deciso impegno per le autonomie responsabili e per la fine dell’assistenzialismo, in e interregionale.
La seduzione nordista, anche in versione maroniana, è fallace e va contro gli interessi del Paese e del Nord per primo. Così come la crisi economica colpisce di più il Nord industriale con la disoccupazione, la cassa integrazione, la chiusura di aziende.
Questo Paese, va profondamente riformato, con grande decisione, per farlo tornare ad essere un Paese forte, come gli altri grandi d’Europa, Inghilterra, Francia, Germania e, tutti insieme, con l’Europa, nel mondo. Per fare questo, nel grande campionato globale, dove lottano i pesi massimi, non si può essere dei pesi mosca.

 

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