Italica pazienza

In una democrazia è assai importante l’equilibrio delle forze, perché facilita il dialogo, il confronto, la solidarietà e l’opposizione senza complessi. Ora abbiamo sette regioni al Partito democratico e sei al Popolo delle libertà, simboli della resistenza del primo e del successo del secondo. E’ un successo soprattutto della Lega che maschera, ma non troppo, la grande caduta di voti del PdL: ormai il ricordo della vincente Forza Italia è quasi memoria storica. Si conferma la quasi scomparsa delle sinistre “radicali”, assorbite da Grillo e Di Pietro. Casini, stabile, rischia di essere solo vox clamans in deserto. Esiste però il grande partito dell’astensione, del rifiuto. Queste elezioni hanno confermato che, nonostante il rilevante rigetto, gli italiani hanno ancora molta pazienza, grattano il barile della speranza, sanno attendere, più cauti e moderati dei francesi, ma ancora assai lontani dai seri tedeschi. L’unico dato certo è che il governo esce più tranquillo e senza pericoli, anche se ritengo che se li creerà da solo, visto che ora deve affrontare il gioco della verità. Non ci sono più scuse, né scadenze ingrombranti. Deve fare le riforme, e non solo quelle del cosidetto federalismo, ma anche quella della giustizia (ma quale tipo di riforma?) e del sistema elettorale (ma lo vogliono proprio?). E quando uno sguardo alla finanza, alla grande economia e, vivaddio, al lavoro? Questi sono impegni annunciati da più di un decennio, ma ci chiediamo se, nel poker politico interno ed esterno al governo, qualcuno vorrà calare le carte giuste e, soprattutto, se il Paese vorrà gridare il suo “vedo”, cosa finora non fatta.

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