Apr
24
Difficile democrazia
Si parla molto di democrazia e molti la criticano perché il suo esercizio procura fatica, dà problemi, è un limite alle decisioni. E costoro ne richiamano le degenerazioni, i tempi lunghi, i compromessi, le continue discussioni, la difficoltà di governare. Sono argomenti seri, reali, che chiedono altrettanto serie riforme per dare all’esercizio democratico efficienza, regole certe e di conseguenza prestigio e potere come avviene nei paesi più sviluppati.
Ma gli stessi critici però non richiamano altrettanto le degenerazioni degli autoritarismi che portano verso fascismi sottili e solo all’inizio impercettibili. È peraltro difficile porre limiti ai sistemi autoritari una volta affermati, perché sono sempre fortemente populisti, si armano della demagogia dell’appello alla gente, della supremazia della piazza sulla ragionevolezza, sul diritto, sulla responsabilità. Hanno anche il difetto che, dietro alla figura carismatica, spesso con buoni motivi, del leader, opera la schiera dei gerarchi, gli ometti spesso creati per ragioni di puro supino assenso, che però poi governano, sempre all’ombra del capo, ma spesso contro i suoi stessi interessi politici.
La democrazia dunque, come tutti i sistemi, non è perfetta, ma certo è meno pericolosa, più sensibile ai mutamenti sociali e culturali, più partecipata dalle varie espressioni della società.
È fatta certo di consenso popolare nella sua espressione politica che è fondamentale, ma nella sua gestione si esprime in pesi e contrappesi, in reciproci controlli istituzionali, nell’antica ma sempre valida divisione dei poteri e dei ruoli, nella autorevolezza motivata delle sue istituzioni anche attraverso gli uomini che le rappresentano.
Ogni degrado di questo sistema provoca una lenta crisi della democrazia vissuta e avvicina sempre più a forme, magari moderne, di autoritarismo poi difficilmente controllabile.