Apr
23
Nostalgie inconsapevoli
Molti commentatori hanno ritenuto abbastanza ovvio che i colonnelli ed i capitani di Fini nel Pdl, nella scelta fra l’immenso potere maggioritario di Berlusconi e quello assai minore del loro ex leader, scegliessero di stare nelle acquisite posizioni di governo e di potere.
Fa parte della natura umana: gli eroismi sono faticosi, rischiosi e quindi rari.
Ma ci pare vi sia anche un’altra ragione più sottile e quasi inconsapevole.
L’evoluzione politica, culturale, personale di Fini, lo ha portato a riflessioni sulla storia, sulla natura profonda del Paese, sul valore e sui valori della democrazia, del confronto politico, del dialogo con gli altri, alleati ed oppositori. Anche l’esperienza di ministro degli esteri lo ha portato ad una più vasta sensibilità internazionale ed al confronto tra sistemi e comportamenti politici, soprattutto nella vecchia Europa e negli Stati Uniti. Ma per molti dei suoi ex di Alleanza Nazionale ci pare però di intravvedere una più facile predilezione per metodi politici più vicini alle loro lontane origini, anche se non direttamente vissute: l’autoritarismo ora chiamato paternalismo o carisma, i gerarchi che consentono, lodano e ingrassano, il centralismo “democratico” un tempo solo comunista, ora chiamato correntismo. In sostanza una sorta di richiamo ancestrale verso formule amate anche se non vissute, che riducono la difficoltà del confronto politico interno ai partiti e nel paese, che cercano la semplicità delle forme plebiscitarie, che temono un solido esercizio di democrazia politica. Non solo dunque stare con i più forti ed averne i dividendi, ma anche ritrovare antiche suggestioni.
Sempre in nome del popolo che plaude non riuscendo ad esprimere nemmeno i propri parlamentari. Ai nostri nonni sarebbero sembrate sensazioni già provate, cose già viste.