Mag
23
Il pungitopo
Il lamento di Bondi
Non ho alcuna stima per Sandro Bondi. Forse anche perché, all’inizio del suo percorso in Forza Italia, dopo un coordinatore come Antonione, avevo sperato che lui rappresentasse qualcosa di meglio. Almeno così mi appariva.
Non sapevo delle origini della sua spettacolare carriera che lo portò in pochissimo tempo a coordinatore nazionale di un grande partito.
La scoprii dopo: nel continuo, acritico, pedissequo consenso ai desideri, presunti o reali, del capo supremo; nella mancanza di senso critico, di capacità di selezione dei dirigenti di partito, nel ruolo ringhioso di cane da guardia della sedicente ortodossia, pur nel tentativo di apparire moderato, garbato, dialogante. Un atteggiamento che riassumeva modi preteschi e formazione comunista.
Le sue poesie dedicate a Berlusconi, Cicchitto ed altri mi confermavano nel giudizio.
Ma non mi stupiva più alcunché, soprattutto dopo l’arrivo dell’altro uomo di Fivizzano, il terzo.
Il primo, certo assai valido, era lo scultore Pietro Cascella che realizzava il mausoleo nel parco di villa San Martino per il Berlusconi, fra cent’anni, defunto. Gli altri due, Bondi e Verdini, l’ assertore della sua mitologia da vivo il primo, della gestione forte del potere concreto il secondo.
Nella gerarchia berlusconiana i gerarchi più gerarchi sono loro. Ciò nonostante faccio fatica a credere ai conti esteri di cui sarebbe accusato Bondi e di cui ha espresso la sua lamentazione con lettera aperta al Capo dello Stato e del Governo. In verità Bondi, non lo vedo, e spero di non sbagliare, capace di corruzione per denaro.
Per il potere lo vedrei disposto alla corruzione passiva dei silenzi, della piaggeria, della obbedienza cieca, pronta e assoluta, alla carriera del sano lavoratore alla ricerca continua del consenso del potente. Scajola lamentava di avere ricevuto in omaggio un appartamento attaccato al Colosseo senza saperlo: facendo incazzare e ridere tutta l’Italia.
A Bondi, potrebbe essere davvero successo per qualche scherzo della solidarietà amicale, magari fivizzanese.
Certo per Berlusconi il contributo di questo paesotto del carrarese, appunto Fivizzano, è assai forte: un sarcofago per sé e due per il suo partito.