Problemi di cialtroneria?

Il ministro Tremonti, legittimamente spaventato da tante critiche, spesso farisee, per la dura manovra finanziaria, da parte dei governatori regionali e cercando di romperne il fronte unitario, ha accusato quelli del sud di malgoverno e di cialtroneria. Il dizionario dei sinonimi e dei contrari da una brutta serie di significati a quel termine. Preferiamo citare i contrari che ci dicono appunto, per la cialtroneria, che è l’opposto di operosità, accuratezza, galantomismo, onestà. Dunque la gestione delle regioni e degli enti locali rappresenta per Tremonti il contrario di queste virtù.  Attenuandone la generalità e la durezza, non possiamo che condividere un giudizio pur così duro, anche avendo qualche comprensione, ma solo parziale, sulle sue cause. L’affermazione di Tremonti è rivolto alle dirigenze regionali e locali ma chi conosce il sud del nostro difficile paese, sa bene che tale opinione riguarda tutta quella classe dirigente, dai consiglieri comunali fino ai membri del Parlamento e del Governo. La presenza di mafia, camorra, ‘ndrangheta, in così vaste aree del paese è la prova della assenza dello Stato, del cattivo funzionamento della democrazia, delle drammatiche assenze di una classe politica pur dotata, individualmente, di intelligenza, cultura e capacità varie. Che usa troppo spesso ai soli fini di potere e di potenza, contro gli interessi dei propri stessi cittadini.
È quindi indispensabile correggere questa situazione facendo il contrario di quanto fatto, in vario modo, finora ed in passato, dando peso alla responsabilità politica regionale e locale, alla sua stessa sanzione elettorale, ignorando lamentele e piagnistei, valorizzando l’orgoglio della parte migliore di quella società che è parte, del resto fondamentale, della società nazionale.   Ad onta di una visione, un po’ becera e razzista, di molti, non tutti, gli esponenti della lega Nord.
Ma siamo certi che la classe dirigente del nord del nostro paese sia così diversa?  La criminalità è certo più attenta alle ricche zone del Nord, ai suoi più solidi affari, al suo più veloce sviluppo. Essa è più attenta alle grandi operazioni finanziarie che non al pizzo sui negozi, che pur non disdegna. Si muove in modo più raffinato, apparentemente e formalmente legale, più in giacca e cravatta. Ma siamo certi che non trovi analoghi interlocutori ?   Siamo certi che la classe dirigente del Nord sia compattamente legata alla virtù, non abbia gli stessi clientelismi pubblici, gli stessi intrallazzi territoriali, le stesse corruzioni ?   In un clima ricco ( ancora per quanto?) speculando sull’edilizia di lusso o non o assai meno, su quella popolare; tramite il sistema bancario e non con sacchi di contanti, con l’assistenza di raffinati legali e non di picciotti armati.
Dobbiamo riflettere sullo scarso o inesistente controllo del popolo sulla nostra classe dirigente, sull’ormai acquisita incapacità di indignarsi della gente, sul prevalere dello spirito di clientela, sulla dipendenza anche culturale e psicologica da chi tiene le chiavi del denaro pubblico.   Certo la presenza di una forte attività privata riduce, rispetto al sud, la dipendenza dal potere pubblico e quindi politico. Ma, solo per fare un esempio, vogliamo ricordare che il più grande e generoso datore di lavoro, nel ricco Trentino, è la amministrazione provinciale, pure autonoma, che è presente, direttamente e indirettamente, con i suoi dipendenti in tutte le famiglie. Con le conseguenze elettorali che possiamo constatare.
Se guardiamo alle vicende “penalmente” significative nelle amministrazioni pubbliche del Nord, dai Comuni alle Regioni allo Stato ci pare di vedere la punta di iceberg, in un mare peraltro meno inquinato. Certo, per fare un’analisi della situazione del nostro paese, questa riflessione potrebbe essere non inutile, per valutare il presente e immaginare il conseguente futuro. Per i pochi che ancora sperano di poterci porre rimedio.

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