Tra mafia e politica

La sentenza di condanna del sen. Dell’Utri ha certo degli aspetti assai discutibili, anche se, per giudicarla, bisogna attendere le motivazioni per le quali ci sono novanta giorni di attesa.  È una sentenza che – nella sostanza – condanna il Dell’Utri persona ed assolve il Dell’Utri politico. Come se una persona possa essere stato mafioso fino a data certa.  Per questo è scontento Dell’Utri (e va da sé, con sette anni di condanna) e pure la Procura che chiedeva di più e ipotizzava un collegamento tra le volontà mafiose e la nascita di Forza Italia.
In realtà il teorema tendente a fare di un grande partito, con milioni di voti, uno strumento di mafia, ha dell’assurdo e del fantapolitico. Certo può essere avvenuto il contrario: che la mafia, comprendendo il potenziale politico e di potere, la reazione popolare con tangentopoli e la politica del tempo, il cambio di poteri nel Paese, abbia tentato – al sud – di inserirsi nella politica del nuovo movimento. Tutti sanno che la mafia non fa scelte politiche, non è di destra o di sinistra: sta con il potere, con il denaro pubblico e chi lo gestisce. Essa è un cancro che tende a diffondersi ovunque appaiano interessi economici e non può che essere attratta da qualunque potere.
Dunque i giudici hanno assolto il Dell’Utri di Forza Italia o – più che lui stesso – il fatto politico. Ma hanno condannato il loro imputato per i suoi rapporti con la mafia fino al ’92. Queste cesure nette ci convincono poco, salvo il caso di Paolo colpito improvvisamente dalla folgore divina sulla strada di Damasco.  Per arrivare a queste conclusioni la magistratura inquirente ha svolto indagini per 17 anni. Un bel lavoro! Senso critico a parte, noi rispettiamo le sentenze anche quando ci sembrano strane o assai mediatorie, pilatesche, come ha dichiarato Dell’Utri, salomoniche come ha detto il Procuratore generale, con lo stesso spirito critico.
Ma la dichiarazione di Dell’Utri sull’ eroismo del mafioso Mangano, lo stalliere di Arcore, non ci è proprio piaciuta. Avrebbe resistito alle pressioni ed alle promesse dei Pubblici Ministeri e sarebbe quindi un eroe. Forse, ma per appartenere al pantheon mafioso, criminale, asociale.
Gli eroi appartengono ad una categoria diversa: al sacrificio personale per valori alti, patriottici, sociali, religiosi; al servizio eroico per il bene della comunità, all’impegno esemplare, personale e totale, orientato al bene comune, al proprio Paese anche se riconosciuto pieno di inadempienze, di difetti, di limiti.  Wright or wrong is my country!  Ed eroi sono anche coloro che si sacrificano nelle rivoluzioni, contro il potere che minaccia lo stato, la democrazia, la libertà dei cittadini.
Mangano al massimo,con i suoi silenzi, ha espresso una coerenza mafiosa, una fedeltà alle ragioni del delitto ed alle sue cosche. Non sappiamo se Dell’Utri, alla fine risulterà colpevole o innocente. Certo lo preferiremmo innocente. Ma le sue dichiarazioni lo hanno reso, forse senza volerlo, certamente un po’ vicino ad una logica che la mafia sentirebbe vicina e condivisibile.

2 Responses to "Tra mafia e politica"

  • paolo zattoni says:
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