Feb
19
Librandi e il centro destra
La decisione di Gianfranco Librandi, apparsa sul Corriere della Sera pur se in un annuncio eccessivamente sintetico, di rinunciare alla candidatura a Sindaco di Milano per non favorire la sinistra dell’avvocato Pisapia, ci propone qualche riflessione.
Il significato della candidatura di un noto imprenditore che è anche leader di un movimento politico in pieno sviluppo come Unione Italiana, era quello di affermare la presenza, tramite Milano, di una realtà collocabile nell’area di centro-destra, con una proposta politica nella campagna elettorale amministrativa di una grande città.
Tale presenza, estranea alla logica del partito del Popolo delle libertà, diversa e lontana dal suo stesso comportamento politico, riaffermava, nel quadro di un permanente ma più moderno bipolarismo, l’avvio di un processo politico post berlusconiano, capace di ritornare allo spirito delle origini di Forza Italia e del primo Berlusconi ma anche consapevole della fine di tutta quella esperienza e della necessità di ritrovare , nella società civile più viva, in quella parte più seria ed attenta della classe politica, le energie sufficienti per dare al nostro Paese una capacità di ripresa e di apertura per un futuro all’altezza dello sviluppo dell’Europa più avanzata.
Tutto ciò dunque non può escludere il recupero, la salvaguardia, l’utilizzo di quella parte di dirigenza ancora utile al Paese per capacità, cultura, esperienza, come certo è la signora Moratti e che bisogna non contrastare ma aiutare con lealtà pari allo spirito critico, con dignità e con forza proprie. Il ritiro della candidatura di Librandi, assume dunque questo significato, persegue gli onorevoli obiettivi sopra esposti. Non si può, sembra dirci Librandi, far vincere un’alternativa non condivisa , come quella del Vendoliano Pisapia, dal quale ci separano differenze ben più rilevanti di quelle, pur critiche, che possono differenziarci dal centrodestra della Moratti. Su questa scelta certo diviene determinante la figura del candidato che si vuole sostenere e quindi il suo stesso programma di governo.
Unione Italiana, in questa modo, lancia dunque un messaggio valido anche a livello nazionale, sia sul piano del metodo politico sia su quello della prospettiva generale. Il Paese, nonostante la crisi dimostrata da questo sistema politico, accentuata ed aggravata da una assurda legge elettorale con un indecente premio di maggioranza, è ancora orientato su due poli di attrazione, di destra e di sinistra, caratterizzati peraltro da contenuti, modi di essere, progetti diversi da quelli delle due aree nel passato.
Ci pare che il centrodestra sia capace di una maggiore modernità, collegamento e dimensione internazionale, di innovazione e capacità di governo. Ciò, nonostante le delusioni degli ultimi anni, dovute alla particolarità della gestione berlusconiana e della classe dirigente da essa espressa. Una continuità dunque di contenuti politici ma nell’assoluta diversità di metodo e di capacità di azione. Ed anche una nuova disponibilità al dialogo sociale e civile, nella politica e nella società, nella chiarezza degli obiettivi, senza compromessi e scorciatoie.
Il Paese sente l’esigenza di novità effettive, di promesse mantemibili ed effettivamente mantenute, di una direzione politica rispettabile e rispettata, capace di alleanze leali ma anche di confronti e di verifiche.
Bisogna cercare e trovare degli spazi per un paese normale, dove abbiano piena cittadinanza la legalità, l’uguaglianza dei cittadini, la democrazia effettiva, una giustizia giusta non persecutoria e non cieca, un corretto equilibrio dei poteri. Con uomini che sappiano combattere per le proprie idee e senza innamorarsene, capaci anche di tirarsi indietro per obiettivi superiori o comunque più utili a tutti.
In questo senso l’intelligente atto politico di Librandi rappresenta un segnale importante, di un modo di essere diverso, non mercantile, interessato al risultato generale che i concittadini dovrebbero apprezzare. Anche per Unione Italiana è un viatico positivo, che dà il senso di un limite nell’azione politica, nell’attenzione agli obiettivi prevalenti, alle grandi strategie ben più significative delle piccole tattiche di breve respiro.
Aventino Frau