Acqua, atomo e democrazia

Siamo nella piena esplosione dei commenti del dopo referendum. Ognuno trasferisce, anche nei giudizi più sereni, le proprie manifestazioni di volontà, i propri pensieri, soprattutto quelli precedenti la votazione, confermati o smentiti dai risultati.
Si cercano i vincitori della gara, ma sono certamente individuati i perdenti: Berlusconi e Bossi e la parte più fedele dei loro seguaci. Soprattutto quelli che non hanno voluto il voto in concomitanza con le elezioni amministrative, facendoci spendere (di questi tempi) 350 milioni di euro in più. Con la giusta punizione, avendo la maggioranza di governo perso le une e le altre. E in modo clamoroso.
Le ragioni di queste sconfitte non stanno nei vincitori, nei loro comportamenti; gli esiti non sono ascrivibili totalmente ai Comitati, a Di Pietro, ai partiti della sinistra, che certo hanno dato il loro significativo contributo. Né sono ascrivibili, ma già molto di più, ai quesiti referendari stessi che, pur se interpretati in modo un po’ strumentale, hanno certo attratto l’interesse dei cittadini, di sinistra e di destra, posto che questi due termini abbiano ancora un significato.
Validissimo lo sforzo di chi si è battuto, soprattutto per il quorum, ma non sarebbe stato sufficiente senza la presenza del clima politico generale. C’era e c’è infatti, un clima di stanchezza e di delusione, ma anche di rivolta. Soprattutto nell’area che potremmo definire ex berlusconiana e tutt’ora di centro destra. È rappresentata da gente moderata, che aveva sperato nella innovazione del partito liberale di massa ai tempi di Forza Italia, che voleva riforme promesse e mai viste, lo snellimento dell’apparato dello Stato, del relativo affarismo, la promessa abolizione delle province e di tanti altri sprechi, compresa la recente invenzione di posti di governo per i neo acquisiti o acquistati sedicenti “responsabili”. Fatta di gente che ha voglia di tornare alla serietà dell’impegno, all’esperienza della preparazione per la classe dirigente, alla fine dell’epoca delle veline e delle escort in Parlamento o nel Governo. E, alla fine, di una super oligarchia che decide tutto senza scegliere nulla.
Senza questo clima neppure l’acqua e l’atomo avrebbero forse smosso così pesantemente l’elettorato. Anche il miglior seme rimane improduttivo se gettato sulla roccia o su terra inadatta.
Elezioni e referendum sono state le occasioni temporali, l’oggetto di attualità, la materia del contendere: la sostanza è molto più politica e diffusa, è fornita dalla faccia della classe dirigente nazionale e locale. Come disse Leo Longanesi in altri tempi: Non è la sostanza delle cose che vengono dette a non convincerci, ma la faccia di coloro che le dicono”. Anche oggi è così.

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