Le due successioni

Appare in modo evidente che la situazione politica viva, ormai da tempo in stato confusionale. In particolare tra le forze di un governo che non governa più. Ma anche nelle forze di opposizione, determinate ed influenzate dalla precarietà delle scelte della controparte ed incerte sulla tenuta della propria forza, soprattutto rispetto alle alleanze.
Se Sparta piange Atene non ride
Berlusconi deve fare i conti con la Lega ed effettuare i pagamenti politici per la sua alleanza, elencati a Pontida e quelli economico istituzionali per gli attenti e insistenti creditori, i sedicenti “responsabili”. Dall’altra parte Bersani è pressato dalle incompatibili alleanze, da Di Pietro a Vendola, ai postcomunisti e dal dalemiano sogno di accordo con il “terzo polo”, ormai quasi egemonizzato da Casini, che, tutto insieme, non può permettersi di spostarsi troppo a sinistra.
I recenti risultati elettorali e referendari, indicando una maggiore decisione degli elettori che non dei partiti, hanno decretato la profonda crisi del centro destra, o meglio, del Pdl e della Lega, che non si scambiano più i voti tra di loro: perdono insieme.
I due più forti partiti dell’attuale maggioranza hanno grosse difficoltà a digerire quei risultati. Sono troppo abituati ormai al potere gestito in modo autoreferente e di conseguenza arrogante, che non riescono a capire la sensibilità della gente e le sue scelte, frutto di un giudizio negativo e deluso.
Il grande problema delle due dirigenze però è quello dei due leaders: Berlusconi e Bossi, uniti in modo assoluto a un destino comune. Entrambi, per ragioni di età e di salute, denunciano i segnali della prossima fine della loro esperienza politica. Così intorno a loro sono in fibrillazione le corti, gli scherani, i beneficati timorosi di perdere il beneficio, gli omuncoli e le donnette che il cenno del padre benevolo ha fatto diventare parlamentari, ministri, sottosegretari, governatori.
Iniziano e si sviluppano, prendono forza e si estrinsecano le lotte di successione, la ricerca di alleanze apparentemente potenti, le coltellate ai potenziali concorrenti.
La vicenda di Bisignani è certo più grave di quanto non appaia a prima vista. Al di là dei contenuti giudiziari essa denuncia, all’interno del Pdl, una guerra per bande; tutti contro tutti. Il capo non ha più la forza di intervenire e, inoltre, sarebbe una forma di autolesionismo politico.
Così vediamo la statura di queste personalità di governo, di questi giganti della politica, dalla Carfagna alla Gelmini, dalla Brambilla alla Prestigiacomo, da Verdini alla Santanchè, senza contare il più titolato Frattini, e così via andando. Vogliono essere eredi del Cavaliere, del suo potere politico, dimenticano di non avere alcun titolo proprio, alcun consenso elettorale reale, alcun serio curriculum. Ma già si scannano tra di loro, a caccia di un’eredità inesistente che verrà meno con il venir meno politico del “de cuius” il quale ha indicato il suo successore nell’on. Alfano, che, temiamo, sarà forte solo in proporzione alla residua forza del suo sostenitore.
Le turbolenze della Lega, che la sconfitta elettorale ha fatto evidenziare, erano presenti da parecchio tempo, coeve del potere romano leghista. Anche lì c’è un “cerchio magico” dei fisicamente vicinissimi al Capo, quelli che lo hanno assistito o fatto assistere al momento della malattia, sorta, pare, da incidente serotini.  Sono coloro che, non in grado di dare suggerimenti politici al loro capo, ne bevono le sentenze, ne ascoltano i palpiti, ne vivono il potere. Anche di questi, senza Bossi, cosa rimane? Certo sono contestati dalla base che, rischiando grosso, inneggia a Maroni, vuole poter decidere qualcosa, spera di ridurre i pellegrinaggi a Varese, non ama l’operazione del “trota” che assimila a quella della Minetti.
Sono questi i dintorni del sunset boulevard, un viale del tramonto, come tutti, solitario ed amaro per i protagonisti, avvolti nel ricordo dei loro errori, delle non riconoscenze, delle delusioni, delle persone perbene  abbandonate e dei servi sciocchi gratificati.
Il sunset boulevard è quindi un viale triste e solitario anche per dei leoni, dei veri combattenti. Invece nelle viuzze dei dintorni c’è ressa, c’è gente spaventata e preoccupata del proprio futuro, consapevole della proprio personale debolezza, già in caccia dei posti da occupare, dopo avere fatto … il ministro.
Onestamente bisogna dire che questa situazione non è nuova almeno dal punto di vista psicologico e umano. Quando morì De Gasperi la classe dirigente democratico cristiana si confrontava per disputarne l’eredità politica. Ma la struttura aveva già consentito e realizzato una seria successione. Lo stesso quando morirono Togliatti o Berlinguer. Non mancano in tutte le successioni, lotte e confronti, spesso con armi feroci, ma secondo regole e criteri.
La differenza tra allora e oggi è che si è passati dai giganti ai nani.

Tags: , , , , , , , , ,

1 Response to "Le due successioni"

  • alessandro Lanteri says:
Leave a Comment

*