Una inutile battaglia

La battaglia della Val di Susa è più grave di quanto non appaia: è la sfida allo Stato ed anche agli interessi generali la nazione, alle stesse regole democratiche. Sono dieci anni che si discute, si fanno modifiche al progetto, onerosi cambiamenti, iniziative di contrasto anche violente, presidi e limitazioni al lavoro delle imprese. Ora l’obiettivo, essendo al limite del tempo utile, è stato di far perdere il contributo dell’Unione Europea al progetto italiano e far saltare l’operazione.
In questa vicenda si tende a distinguere tra buoni e cattivi; come anche avvenne a Genova.
Buoni sono i pacifici cittadini della valle e cattivi i black block venuti dall’estero. Non sono classificati i vari facinorosi venuti dall’Italia, i membri dei sedicenti centri sociali, i vari “ rivoluzionari” che “il Grillo parlante” chiama eroi, armati di bottiglie con ammoniaca, capace di sfregiare i corpi degli avversari della polizia.
Ci tornano in mente le parole di Pasolini, che vedeva nei poliziotti i figli del popolo e nei “rivoluzionari” i figli di papà, in lotta tra loro. Che questa gente, venuta da fuori e certo disinteressata alla Val Susa, rappresenti i cattivi non vi è dubbio.
Ci chiediamo quanto – oggi – “i buoni” lo siano davvero, nei loro dirigenti, nei loro leaders, nei propugnatori della protesta e dell’impedimento.
Rivediamo volto e parole minacciose del loro capo, al primo sgombero del presidio, qualche giorno fa, inneggiante alla futura vittoria, definitiva e che sembrava una convocazione per ben altre presenze. E immaginiamo -se la polizia fosse stata perdente- che avrebbero gridato vittoria assieme al popolo “ sociale” dei centri e dei black.
Del resto hanno osannato il Grillo -comico di professione, drammatico come conseguenze- che ha assolto al ruolo del cattivo maestro, dello speculatore sul malessere sociale. È stata una battaglia a chi meglio recitava il dramma-commedia della “apologia di reato” o della incitazione a delinquere. Ci sembra di rivedere le recenti immagini della Grecia in rivolta, ma con ben altri motivi. Se la polizia, sul campo, ha fatto il suo dovere, ci pare che il suoi capi romani non abbiano fatto altrettanto, almeno per fermare le invasioni dall’estero e dall’interno. Si poteva ben immaginare che queste manifestazioni sono come il formaggio per i topi, che questi ultimi sono sempre gli stessi, ben noti alla polizia di tutta Europa. Non si potevano fermare, con la collaborazione di paesi vicini? I nostri servizi servono solamente a Bisignani per i gossip romani? Dove sono stati? E i loro capi sono sempre immuni da ogni responsabilità?
Ora la politica si interroga. Lo fa sempre dopo le avvenute vicende, come esprime solidarietà o cordoglio, a seconda dei casi e delle conseguenze. Tutto ciò ha solo un’utilità: far capire le opinioni, gli imbarazzi, le esitazioni di ognuno ed anche gli interessi elettorali e politici, i bacini elettorali da carezzare.
A parte il protagonismo del Grillo, vediamo l’imbarazzato consenso di Vendola alla rivolta, il pieno accordo dei rifondatori comunisti e di un bel po’ di verdi.
Le dichiarazione di Bersani sono state responsabili e chiare ed anche quelle dell’IDV. È un discrimine importante, anche per il futuro politico del Paese, che ha bisogno di un centro destra depurato e profondamente rinnovato e di un centro sinistra democraticamente e politicamente capace di alternativa.
Il terzo polo deve svegliarsi se non vuole finire emarginato e deve gestire una volta per tutte la sua presenza politica nel quadro di un bipolarismo effettivo, ma nella prospettiva di una democrazia dove l’alternativa sia possibile. Forse, per questi chiarimenti, anche la battaglia della Val di Susa, può aver avuto una qualche utilità.

Tags: , , , , , , , , ,

Leave a Comment

*