Guardando alla televisione le immagini del Presidente del Consiglio, circondato ormai più dalla scorta che dalla corte, corrucciato e preoccupato, ora più duro che forte, più dotato di decisione che di certezza, ci si ritrova intristiti, delusi per le occasioni mancate, per quanto si poteva e non è stato fatto. Sembra incredibile ma è passato quasi un ventennio di presenza determinante, di opportunità, di svolte possibili. In realtà pur senza ignorare quanto di positivo per il Paese è avvenuto, emerge soprattutto quanto non è successo, un sentimento prevalente di delusione per grandi occasioni perdute, su una epoca che termina senza gioia, con la triste immagine di un uomo ricco, potente e solo, circondato, con qualche eccezione, da scherani un tempo motivati dall’interesse ora guardinghi sull’opportuno momento di fuga; un tempo fedeli anche all’arroganza, ora “aperti” alle esigenze della sopravvivenza. Uno per tutti, patetico, il sempre obbediente Ministro Frattini. In un altro ventennio, ben più drammatico e più carico di dolore e di sangue, la fine del sistema vide la corte del Duce seguirlo nella fuga, dopo la vicenda di Salò, fino al plotone di esecuzione. Ora è la corte che fugge e che cerca di trovare salvezza, per avere ancora in futuro qualche posto in commedia, ancora tra nani e ballerine. Ma il teatrino della politica, tanto contestato quanto praticato, sta mutando regia e – speriamolo – anche la trama.
Non possiamo dimenticare l’entusiasmo e le speranze della “discesa in campo”, la promessa del partito liberale di massa, delle grandi riforme, della bicamerale; di una democrazia più vissuta e della sconfitta della partitocrazia e della congenita corruzione, una forte riforma del sistema giudiziario così poco stimato. Doveva cambiare tutto e non è cambiato nulla se non peggiorato. Non siamo nostalgici della prima repubblica, soprattutto dei difficili anni dal settanta in poi, del terrorismo e della corruzione politica, del debito pubblico e del gigantismo della pubblica amministrazione, né del sindacalismo politicizzato e incontentabile, né del protagonismo inutile e costoso delle partecipazioni statali. Ma di cosa si potrà vantare la seconda repubblica? Certo alcune cose restano, o forse resteranno: il bipolarismo dopo la legge elettorale del Mattarellum, criticata ma celestiale rispetto al calderoliano “porcellum”; il tentativo, incompleto ma utile, di riforma costituzionale che il popolo – stupidamente sedotto dalla sinistra – ha poi abrogato. Ed altre cose ancora: poche, perché il tempo veniva sprecato per leggi ad personam, ad castam, ad partitum, con gravi responsabilità di una sinistra incapace di una opposizione seria e di un governo unitario e deciso.
Comunque finisce una epoca, un altro ventennio, con una situazione di tale gravità economica, soprattutto globale, da superare quella del ’29. E, dopo le strombazzate grandi amicizie personali del nostro Presidente, in Francia e Germania e Gran Bretagna non abbiamo trovato certo sostegno ma irridenti sorrisi, nella Russia di Putin comprensione verbale e negli USA di Obama cordiale dimenticanza. Frattini può andare orgoglioso! Forse ci avrebbe aiutato Gheddafi, dopo qualche altro baciamano e tende piene di volenterose amazzoni. Nella corte di nani e ballerine (con dovute ottime ma rare eccezioni) non si è mai detto nulla, non si è chiesto e voluto un partito serio, si è consentito anche in periferia la prevalenza della “peggio gente”, al nord l’alleanza con la Lega è diventata predominio della stessa (ma non è detto che fosse peggio), la istanza di buona classe dirigente, della preparazione, della cultura, della capacità politica è stata snobbata e ignorata.
Ora siamo alla fine della “discesa in campo” di Berlusconi, e in fondo alla discesa può esserci il precipizio. Basteranno una decina di Matteo Renzi, in qualunque parte politica, a risolvere questi problemi? Temiamo proprio di no. Ed è su questo che riteniamo indispensabile un governo di unità nazionale per salvarci dalla drammatica congiuntura economica, con un leader serio e stimato all’interno ed all’estero, senza scheletri nell’armadio, senza ambizioni “monarchiche”.
Altro che elezioni che sarebbero un altro grande fratello, tutto in TV, tutto spettacolo di bassa lega, mentre l’Italia, come bene ha detto il mio amico Pisanu, non riempie i ristoranti ma le mense delle Caritas.
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Posted by Aventino Frau