Cosa ricordare alla signora Merkel

L’incontro di oggi del Presidente Monti con il cancelliere Merkel e con Sarkozy non ci riserverà rilevazioni eclatanti né significativi cambi di posizione. Certo vi sarà un senso di apertura, di comprensione, di leggero superamento del rigore tedesco, un rigore, per questa fase, rivolto più agli altri Paesi che a tutti Germania compresa. Ma in sostanza non credo vi sarà una effettiva apertura, una visione dell’Europa unita nelle politiche e nella difesa di interessi generali e condivisi.
La strategia europea della Germania è abbastanza chiara e sembra riprendere, mutatis mutandis, la sua tradizione, generalmente espansionistica, un po’ dominatrice, come se fosse consapevole di un proprio destino di guida e di leadership, ma che troppo spesso dimentica che quest’ultima va condivisa, basata sul riconoscimento consensuale, non può essere imposta. Non con le armi né con le restrizioni economiche. Ci aveva provato e con successo il cancelliere Bismarck ma con la conseguenza, in un complesso contesto europeo, di porre le premesse della prima guerra mondiale e quando fini l’impero austroungarico, della nascita della debole Repubblica tedesca di Weimar (1919 – 1933). Si realizzò in quell’epoca il grande espansionismo in Europa, in un primo tempo votato con successo alla unità della Germania ma che si spinse poi oltre la stessa Europa e realizzò, in breve tempo, un ampio impero coloniale: Africa del sud West, Togo, Cameroun, est Africa, Guinea, arcipelago delle isole Bismarck, Tanganika, Rwanda, Namibia, medio Congo.
In sostanza l’impero coloniale tedesco abbracciava circa 2,5 milioni di kmq, con una presenza grande in Africa ma estesa anche in oriente, nel Pacifico e altrove. Con Bismarck la Germania ebbe una politica movimentista, di grande disturbo per le altre grandi potenze, ma grande politica, che però agevolò fortemente il percorso verso la prima guerra mondiale 1914 1918. Allorché Germania, Austria Ungheria, Impero ottomano e Bulgaria si scontrarono con Francia, Gran Bretagna, Impero russo e la giovane e ancora debole ma vittoriosa Italia. Nella grande distruzione bellica morirono 9 milioni di soldati e 7 milioni di civili.
La Repubblica tedesca di Weimar visse per poco tempo un certo benessere: con la crisi economica americana del 1929, che invase tutto il mondo con le sue conseguenze nefaste, la Germania pagò più di tutti, con una inflazione micidiale combattuta inutilmente con la stampa di carta moneta, una grandissima disoccupazione, in sostanza una depressione economica resa ancor più grave dalle condizioni imposte dal trattato di pace di Versailles, veramente insostenibili per la Repubblica tedesca.
Erano le basi economiche, psicologiche, politiche del futuro nazismo, della assai seguita predicazione di Hitler, della grande tragedia tedesca, della seconda guerra mondiale
Oggi i tempi sono diversi, il mondo è ancora molto armato ma nelle sue parti migliori poco disposto alla guerra. C’è però in corso un’altra guerra, diversa, basata sulle deformazioni di un capitalismo selvaggio, sulle debolezze del potere politico ovunque diventato prono a quello finanziario ed economico. Il liberismo si esprime nelle sue parti più egoistiche ed ingorde; il liberalismo, quello vero e degno, non riesce ad imporre le sue regole e neppure il suo spirito. Nel mondo, grazie al grande potere finanziario e guerrafondaio, un grande paese come gli Stati Uniti d’America rischia di essere vittima di quella prepotenza e di dipenderne e di esercitare la stessa sui paesi più deboli.
In Europa, fatta di alleati, la Germania sembra prendere il posto della Francia e della Gran Bretagna di Versailles e vuole imporre a tutti le sue regole, il suo potere, le sue armi economiche. Le sue V2 sono gli spread, la finanza e le banche. Gran parte del resto d’Europa fa invece la parte della Germania di allora, a cominciare dalla Grecia. La signora Merkel proviene da quella parte di Germania che tutta l’Europa ha aiutato nel suo “rientro in patria”con la unificazione dopo l’abbattimento del muro di Berlino. Ma sembra averlo dimenticato ed assume, pur nella veste femminile e naturalmente più dolce, l’atteggiamento di chi si sente capo e vuol dirigere gli altri.
È un atteggiamento che non piace anche a chi è amico della Germania, che lo spaventa, stimola ricordi che si pensavano superati nella grande Unione Europea. Forse, con il garbo che gli è proprio, il nostro Presidente Monti ricorderà alla signora Merkel la pericolosità degli eccessi, la gravità ed il contagio della recessione, della disoccupazione, della paura della fame e della miseria.
Tutto questo non esime i paesi in difficoltà dall’immenso sforzo di risanarsi, di riprendere le pratiche ormai dimenticate del buon governo, per far sì che il malato guarisca prima….. di morire.
L’equilibrio internazionale è troppo importante, in un mondo così fortemente aperto: ma non c’è equilibrio senza parità, senza comuni politiche, senza uguale dignità. La storia ci insegna le sue stesse regole, quando la miseria e la mancanza di democrazia mordono la convivenza pacifica dei popoli: le regole le hanno patite i popoli ma le hanno sperimentate anche Luigi XVI, Napoleone, gli Zar di tutte le Russie, Mussolini, Hitler e tanti altri. I popoli si possono comprimere ed opprimere ma le risposte non risparmieranno gli oppressori, siano essi dei grandi monarchi o ricchi finanzieri.

5 Responses to "Cosa ricordare alla signora Merkel"

  • Andrea says:
  • Antonio Consolati says:
  • Pier Giorgio Ruggiero says:
  • Gianni says:
  • Gianni says:
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