1992-2012 Vent’anni per niente

Un ventennio è passato dalla nascita della vicenda giudiziaria e politica di “tangentopoli” e di “mani pulite”. Partita dall’arresto in fragranza di Mario Chiesa, presidente socialista del Pio albergo Trivulzio, sembrava , come da una frase di Craxi, l’avventura di un “mariuolo” che secondo il dizionario etimologico significa “Uomo furbo e truffatore”. Era invece l’esplosione di una crisi del sistema politico e industriale, l’avvio di un intenso biennio di eventi, confessioni, denunce, di processi a uomini politici che andavano dal finanziamento illecito ai partiti fino alla corruzione e alla concussione.
Non erano novità: molti parlavano, delle vergogne del finanziamento della politica, moltissimi sapevano ma nessuno parlava, nessuno denunciava angherie subite, alterazioni delle gare di appalto, percentuali pagate su forniture. Era un giro vorticoso di soldi, per i partiti, per le correnti, e in molti casi per le persone. Questo giro di soldi era ormai previsto nel bilancio degli appalti, il cui ammontare cresceva, con modifiche in corso d’opera, con varianti sui prezzi, con vere e proprie alterazioni del mercato e un veloce quanto ingiusto incremento della spesa pubblica, che diventava parte significativa dell’immenso debito dello Stato.
Rendere la politica così fortemente coinvolta dal denaro, che era illecitamente versato, alterava anche la vita della politica stessa, modificava i rapporti tra e dentro i partiti, rendeva più deboli i più onesti e più forti i più spregiudicati. Ma si dovevano finanziare la politica e politici.
Allora si diceva -ed è in parte vero-che senza soldi non si può fare politica e si cercava denaro per gruppi e partiti, proprio per fare politica.
Non si immaginava un cambio così radicale, avvenuto successivamente, pochi anni dopo, quando tante persone e gruppi invece avrebbero fatto politica per fare i soldi.
Nella vicenda di “tangentopoli”e “mani pulite” vi furono anche ingiustizie, errori, atteggiamenti persecutori, abusi della carcerazione preventiva. Ci fu gente suicida.
Ci furono mitizzazioni, protagonismi dei magistrati, alcuni anche politicizzati, come si è visto dalle carriere successive di molti.
Ma la sostanza della vicenda stava in un sistema ormai vittima del denaro, di una politica che anche per mancanza di ricambio, tra maggioranza e opposizione, aveva esaurito le proprie ragioni di origine, le idealità, in parecchi casi la stessa moralità.
Così a vent’anni di distanza possiamo riflettere su tangentopoli e la fine della cosiddetta prima Repubblica. La seconda sembrava nascere come reazione alla prima, ai suoi scandali, alla sua inefficienza riformatrice, al suo immenso ma inutile potere.
Non sappiamo se la seconda Repubblica sia mai nata e se sia durata vent’anni, se sia terminata con la grande crisi che stiamo vivendo, in un contesto internazionale drammatico, con il diktat dei mercati e dei mercanti ad una politica ormai troppo debole, imbelle, succube e disistimata da un popolo disorientato e spaventato.
Ancora oggi assistiamo, come nulla fosse avvenuto, a corruzioni, cricche, finanziamenti, appropriazioni indebite. Ancora oggi la politica viene finanziata, troppo ed in modo tale da non offrire alcuna garanzia sul corretto uso del denaro pubblico, in mano ad oligarchie partitiche, che ne fanno oggetto di investimento all’estero, come la Lega nord, di appropriazione come nella Margherita, di sprechi e di tanto altro ancora tutto da scoprire.
Ora il Paese è però fortemente impoverito, stremato da imposte, da debito pubblico, da gestioni improduttive e sprecone, impoverito da una dirigenza che,-certo solo in parte ma il malcostume va estendendosi, sembra fare politica per gestire il potere e per arricchirsi.
La crisi morale che sembrava aggredita vent’anni fa, richiamata al senso del diritto e della legge, è invece imperante e per di più arrogante e pervasiva a tutti i livelli, ovunque vi sia qualche potere da conquistare ed esercitare. Con una mala influenza pedagogica che rovina le generazioni più giovani.
Recentemente il giudice Gherardo Colombo, allora protagonista di “mani pulite” ha dichiarato di avere lasciato la magistratura perché convinto che l’intervento della stessa era insufficiente e non risolutivo. Che ora bisogna cercare di educare il paese, la gente, di richiamare valori culturali ed etici, che non bastano norme e manette.
È una giusta considerazione che ha l’amaro sapore della resa di un combattente. Ma il Paese non può arrendersi né al default finanziario né a quello morale e politico. Ricominciamo a pensare ad un forte impegno, di ognuno di noi e di tutti insieme, potremo riemergere. Cercheremo come anche nella comune, prossima riflessione.

 

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2 Responses to "1992-2012 Vent’anni per niente"

  • anna & mario says:
  • Chiara Garbin says:
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