Evitare un terzo ventennio… corrotto

Continuiamo il ragionamento iniziato con la nota su “vent’anni per niente” ed il corrotto sistema politico di cui disponiamo. Il nostro sistema è solo in parte democratico, ed alla base di questa democrazia imperfetta c’è l’incompresa differenza tra democrazia partitica e partitocrazia. La democrazia, per esprimersi e vivere, ha bisogno di utilizzare lo strumento dei partiti che possono avere varie modalità di vita, ma sono sempre utili con la loro funzione di intermediazione, di filtro, di preparazione per le istituzioni.
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da “un diffuso senso di disillusione e di disappunto per il livello della partecipazione e per il rapporto tra la classe politica e la massa dei cittadini in molte, forse nella maggior parte, delle democrazie avanzate”. Così Colin Crouch, importante docente, politologo, studioso della “post-democrazia” e di quale avvenire abbia e di come possa trasformarsi.
I mutamenti di opinione pubblica, anche di fronte agli scandali dei e nei partiti, non possono però escludere la loro presenza nel sistema democratico. Rimane comunque insostituibile una democrazia partitica ed in qualche modo bisogna giungere alla sua più compiuta realizzazione. Per farlo bisogna sconfiggere la “partitocrazia” che tende a sostituire le istituzioni con i partiti, lasciando alle prime le forme della democrazia e del potere per mantenere ai partiti la sostanza del potere stesso, che diviene sempre più sregolato, arrogante, lontano dal diritto, nascosto e senza limiti.
I partiti sono, ora più che mai, senza regole, preda del denaro e delle oligarchie interne, con finti tribunali interni nominati dalle segreterie tra i più ossequenti dei loro adepti. Si è sempre detto che i partiti, (ma lo stesso discorso vale per i sindacati), debbono riformarsi da soli, darsi regole e principi dimenticando come diceva Dante che “le leggi son ma chi pon mano ad elle?” Si dimentica che i partiti, se mai hanno avuto norme da rispettare, le hanno fatte rispettare ai deboli, di singoli soci, alle sezioni periferiche, non certo ai capi e sottocapi, o ai cortigiani dei cosiddetti leaders.
Occorrono leggi, ma come fare se i partiti creano i parlamentari che dovrebbero fare le leggi per controllare la gestione dei partiti stessi? Quis custodet custodes? Quanti sono oggi, nel Parlamento, tra verginelle consunte, ex dirigenti aziendali del leader, parvenù della politica nominati e tolti solo per ragioni di “fedeltà”, quelli capaci di dire un no, per esempio, a Berlusconi? A cominciare dal prediletto Alfano.
Solo il timore degli elettori li può fare riflettere, se gli elettori si fanno sentire. Ma come fare se i capi tutti, nessuno escluso, hanno utilmente usato, chi più chi meno, la legge elettorale del porcellum, frutto dei democratici pensamenti dell’on. Calderoli con il sostanziale accordo degli altri? Bisogna partire da lì, abbattere quello schifo di legge, che il referendum, non approvato dalla Suprema Corte, avrebbe potuto eliminare. Solo un nuovo, forte movimento di popolo, anche e soprattutto con l’uso della rete di Internet, può costringere una parte maggioritaria del Parlamento a ridare la voce ed il diritto democratico ai cittadini. Bisogna fare in modo che la legge elettorale crei le condizioni per dare più ordine e chiarezza alla nostra invecchiata democrazia: dimezzare il Parlamento e variarne i poteri, eliminando questo bicameralismo perfetto, quanto inutile e costoso; dare ai cittadini la possibilità di scegliere o almeno approvare o rifiutare i candidati proposti dai partiti, eliminare ovunque, meno che nei comuni, le preferenze che sono fonte di immense spese e quindi di potenziale corruzione politica; mettere regole ai partiti per la loro gestione interna che va sottoposta al giudice ordinario che, nonostante i suoi non rari difetti, sarà sempre meglio di qualunque “proboviro” di partito.
I sistemi elettorali ci sono e sono molti: imitabili, correggibili, adattabili al nostro esigente paese. Bisogna cominciare da qui per risalire la china e continuare a parlarne, anche se sembrano argomenti “tecnici”. Sotto la presunta tecnica c’è l’astuzia del potere che vuole conservarsi e, anche soprattutto sfruttando l’ignoranza e la demagogia, tenta sempre di alterare e ridurre il vero potere della sovranità che dovrebbe essere, ma davvero, del cittadino elettore.

 

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2 Responses to "Evitare un terzo ventennio… corrotto"

  • Chiara Garbin says:
  • Gianni says:
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