Rimpiangeremo il porcellum?

È un momento buio per la politica: risulta, dai sondaggi, che solo il 4% degli elettori abbia ancora fiducia nei partiti e quindi il 96% non ne ha. I pochi che credono nell’essenziale funzione della politica, se detraiamo quelli che di politica vivono e non sono pochi, pensano che sia indispensabile un colpo di reni, uno sforzo di volontà, una risposta positiva al malcontento che naturalmente si aggiunge alla grave crisi economica e alle tristi prospettive per il prossimo futuro. Aggiungiamo anche la totale frattura dei rapporti tra Parlamento e cittadini. In questi momenti si sente la mancanza di leadership effettiva, reale e non formale, di guida capace di proposta.
Questo motiva la persistente fiducia nel presidente Monti, nonostante la durezza dei provvedimenti che adotta, considerato come ultima possibilità per evitare il baratro greco ma quindi, se non soprattutto, dalla paura dello stesso, con conseguenze ben più gravi.In questo contesto, nelle stanze ovattate del Palazzo parlamentare, si riuniscono i capi dei partiti “maggiori”: Alfano (in rappresentanza di Berlusconi), Bersani e Casini. ABC li definiscono, ma qualcuno li definisce come UVZ, sintomo non dell’inizio ma della fine dell’alfabeto, emblematico della storia politica di questi decenni. Si riuniscono per definire i criteri e le modalità della nuova legge elettorale, per superare il “porcellum” odiato dalla gente, dopo che ben più di un milione di elettori, hanno tentato invano di abolirlo e, come male minore, tornare al Mattarellum.
L’intento dei tre è di fare una riforma che accontenti l’immagine e non riformi granché. Magari, al di là delle loro volontà, potrà peggiorare la situazione.
Ma per salvare questi partiti e la loro classe dirigente ormai dequalificata (pur fatte salve molte ma impotenti eccezioni), i tre “saggi” si sono portati dietro di ognuno i propri interessi e ognuno le leggi di un altro paese: la spagnola, la tedesca e l’inglese, per poter fare, nello spirito italiano del compromesso e della “tutela di tutti”, un cocktail col quale brindare alla sconfitta degli elettori.
Ne esce una legge con un sistema sostanzialmente proporzionale, con metà parlamentari eletti con la lista rigida e senza preferenze (a disposizione dei capi dei partiti) e l’altra metà con i collegi uninominali ma senza il doppio turno (e quindi anch’essi sotto il loro stesso governo). Con un premio di maggioranza, con l’indicazione del candidato premier, ma con l’eliminazione delle primarie e con un fantomatico diritto di tribuna. È come un vestito fatto di toppe, in stile arlecchino.
Si passa dal porcello al porcospino, con le spine rivolte a difesa delle oligarchie partitiche.
Niente a che vedere con la proposta dei più intelligenti studiosi della materia che propongono più semplicemente un sistema a collegio uninominale a doppio turno che garantisce la rappresentanza vera dei cittadini nei territori. In più, i tre capi prevedono una riduzione del solo 20% di deputati e senatori, mentre si potrebbe ridurre al 50%, come già spiegato in altre mie precedenti note. E se il Senato deve diventare il “Senato degli enti locali” bastano ed avanzano un centinaio di seggi. Il Senato dei Lander tedeschi, per tutta la Germania, ne ha meno di 80. Il cocktail predisposto dai tre grandi quanto temporanei leaders, piace a loro stessi, ma non va bene per gli italiani, per i quali si può rivelare come una grande truffa.
Un sistema elettorale è fondamentale per l’effettiva democrazia di un Paese e non può essere concepito per gli interessi, temporanei e non strategici, dei partiti di governo. Deve servire per la Nazione, per eleggere organi capaci e degni di gestire, con la vera rappresentanza dei cittadini, il democratico sviluppo del Paese.
Il pur paziente popolo italiano vuole qualcosa di nuovo, una classe dirigente diversa, più giovane, meno usurata dalle cattive esperienze, non troppo abituata al potere ed al suo abuso. E vuole, almeno per quanto riguarda il Parlamento, poterla decidere, non farsela imporre, sentirsi rappresentato. La politica deve capire che tutto ciò non si può ignorare. Dopo l’invenzione del “porcellum”(da tutti i partiti più o meno palesemente accettato), la gente ha cominciato a rivolere il “mattarellum”, anche per via referendaria, purtroppo interclusa.
Se passerà questa nuova legge, rischiamo di rimpiangere il “porcellum”, raggiungendo il massimo dell’ignominia. Si facciano dunque leggi per il Paese e non per i partiti, che già da troppo tempo l’hanno occupato.

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2 Responses to "Rimpiangeremo il porcellum?"

  • Gianni Porzi says:
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