Cosa è l’antipolitica 2

Per sapere cosa possa essere “l’antipolitica” bisogna comprendere bene cosa sia la politica o, meglio, cosa essa è oggi. Partendo dall’assunto aristotelico che dove c’è uomo c’è politica, non c’è bisogno di citare tutti testi che ci descrivono la politica, per restare alla modernità da Max Weber a Sartori. Tutti sappiamo che la politica è il governo di ciò che è dei cittadini, che si esprime in forme (certamente nel mondo più sviluppato) formalmente democratiche, e che le elezioni libere sono il momento importante della politica democratica stessa. In un certo senso noi ormai identifichiamo il concetto di politica con quello di democrazia. Ma non va dimenticato che sono politica anche la dittatura, la oligarchia, altre forme di potere, militare, religioso, settario, tribale.
La politica trova la sua attuazione del governo del paese ma è politica anche la protesta, la critica, l’opposizione. Gandhi scrisse che “in democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica”, e ed è certamente vero, ma ciò avviene anche in altre forme di governo anche se certamente con conseguenze diverse.
È politica tutto ciò che riguarda le persone, in tutte le sue forme. Di fronte a questa totalità della politica è possibile un “anti”? Si può essere contro una politica particolare, contro alcune o tutte le scelte, anche contro quei particolari politici. Ma già nell’essere contro si fa politica. Se poi si vive in un paese democratico, la politica tende ad identificarsi con il buon esercizio della democrazia che non può e non deve essere limitata al fatto elettorale ma si estende sempre più al controllo partecipativo, al pluralismo delle opinioni, all’apertura delle scatole chiuse e nascoste del potere. Se ne deduce che l’antipolitica non esiste, è un modo di definire l’opposizione (con o senza proposte alternative) ad una particolare politica, ora, purtroppo, talmente generalizzata nelle sue componenti partitiche da apparire, momentaneamente, tutta la politica. In un certo senso l’antipolitica potrebbe essere individuata nell’astensionismo elettorale, che, va ricordato, è diverso dalla scheda bianca, e che rifiuta non l’unico, ma il più importante comportamento della democrazia. Neppure questo però lo è. Oggi dunque, non viviamo affatto l’antipolitica, ma l’affermazione, con il libero consenso elettorale, del rifiuto di questa particolare politica, intendendosi quanto espresso, nelle azioni e soprattutto nelle omissioni, della politica dei partiti. Essa è, veicolata in un Parlamento di nominati e di persone politicamente dipendenti da oligarchie che detengono il potere economico e di nomina nei partiti stessi, sostituendosi agli stessi elettori.
L’antipolitica è in realtà un tentativo di alternativa ad una politica ritenuta cattiva e lesiva dell’interesse dei cittadini, caratterizzata da violenti e numerosi episodi di corruzione, penale e dei costumi, totalmente autoreferenziale e dunque lontana dal pubblico giudizio. Essa è garante di uno Stato burocratico e costoso sia al centro che in periferia, di una giustizia, soprattutto civile, inefficiente ed eterna, quando non (vedi particolarmente quella del Consiglio di Stato) fortemente coinvolta nella gestione politica. La crisi economica internazionale è il detonatore ma la bomba è lo stato del Paese che essa evidenzia in modo esplicito in tutti i suoi limiti e difetti, finora accettati dalla stessa società civile, quella degli industriali, dei commercianti, dei professionisti, dei sindacati di categoria ed altri ancora. Senza contare dei veri padroni dell’economia che la sostengono: i finanzieri, banche e banchieri. La domanda rimane: può quella che chiamiamo antipolitica e che è una forma diversa di opposizione, risolvere i problemi di questo Paese? Ha in sé almeno parzialmente in e classe dirigente per poterli affrontare? Dando per scontata la sua buona fede e buona volontà potrà e saprà difendersi dall’assalto dei profittatori che faranno fuori gli idealisti delle origini come, solo per fare un esempio, è avvenuto nella Lega e per i migliori di Forza Italia? Potrà superare la dittatura dei capi, prima Berlusconi, poi Bossi, poi Grillo che certifica personalmente i candidati ?
Chi voglia porsi seriamente questi problemi, senza alcun interesse se non quello del Paese, dovrà pensare molto. Né la rivoluzione francese così sanguinosa, né quella sovietica ancor più drammatica, hanno risolto i problemi di Francia e Russia. La Francia ebbe la restaurazione e Napoleone, in Russia decenni di terribile dittatura. Solo il ritorno a valori condivisi, a programmi onesti e coraggiosi, al senso dello Stato di tutti e di una Europa reale e non fittizia e burocratica, ci potrà contribuire a ristabilire un po’ di ordine e creare l’indispensabile sviluppo. L’antipolitica non esiste. La politica è legata all’uomo (vorremmo dire sapiens ) al suo status, ai suoi limiti, alla sua cultura, ai suoi tempi, anche drammaticamente lunghi. I suoi tempi sono dunque i tempi della stessa politica. Come per l’uomo e la sua crescita ci vorrà molta, molta pazienza.

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4 Responses to "Cosa è l’antipolitica 2"

  • alessandro lanteri says:
  • Gianni Porzi says:
  • Claudio Maffei says:
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