Da Saint Vincent a San Vittore

Al convegno di Saint Vincent del gruppetto politico dell’on. Rotondi, già ministro per l’attuazione del programma (sic) dell’ultimo governo Berlusconi, era assente l’assessore milanese Domenico Zambetti, capo lombardo dei rotondiani, associato alle carceri di San Vittore per l’acquisto di voti della camorra calabrese in Lombardia. Qualcuno con crudele ma legittima ironia, ha detto che è passato, da Saint Vincent a San Vittore, dove ormai si dovrebbe realizzare una sala interna per i convegni politici.
Il presidente Berlusconi ha inviato un cordiale messaggio al suo ex ministro ed alla platea “con la sinistra al potere -ha affermato- gli italiani avrebbero più tasse e meno lavoro, la patrimoniale e lo Stato di polizia fiscale, non ci sarebbe alcuna ripresa, un circolo vizioso che si potrebbe riassumere così: più tasse, meno consumi, meno produzione, più licenziamenti, meno reddito, più povertà”.
Senza voler eccessivamente recriminare, si potrebbe affermare che sembra la perfetta descrizione del Paese alla fine dell’epoca berlusconiana.
Se la sinistra al potere facesse tutto ciò, sarebbe in perfetta continuità con i governi precedenti di centro destra.
La cosa che sfugge a questa dirigenza politica, è che il popolo elettore non la considera più credibile, non accetta cambiali già scadute, rifiuta un Paese dove i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. E dove si è diffusa sempre più la corruzione, l’illegalità, la malversazione, l’appropriazione indebita, ma senza una vera reazione della politica, che, in una sua parte e proprio nel PdL, sembra voler salvare “gli amici colpevoli” con le modifiche della legge anticorruzione. Peggio ancora, esprime tra i suoi dirigenti preclari esempi di malcostume e proprio nell’utilizzo del denaro che viene tassato e tolto ai “comuni cittadini”.
Come gli onesti così i disonesti ci sono dappertutto. Ma quello che scandalizza è l’assuefazione, l’abitudine, quasi una rassegnazione di fronte all’illegalità ed all’immoralità. Emblematica la frase attribuita al mitico Fiorito, il Batman laziale, “così fan tutti”. In effetti, non ci risulta esservi consiglieri regionali (in tutt’Italia) che abbiano rifiutato le “donazioni” in nero, senza rendiconto, dai probissimi veneti, lombardi, etc. ai meno probi laziali e siciliani. Possiamo solo sperare che alcuni li abbiano utilizzati per fare politica ma pare, dalle giustificazioni che girano, che abbondino costosi ristoranti, viaggi lussuosi, acquisti immobiliari, e tante altre cose che allietano la vita di chi meno fatica per guadagnarsela.
Sarebbe stato utile, al convegno di Saint Vincent, un messaggio più serio “con noi al potere gli italiani avrebbero meno tasse perché ridurremo burocrazia, sprechi, irresponsabilità, finanziamento abnorme della politica; aumenteremmo il lavoro riducendo l’immensa tassazione allo stesso, punendo la cattiva gestione dei servizi, i dirigenti che non dirigono o che, quasi sempre, lo fanno male; tasseremmo più seriamente ed efficacemente i ricchi e gli straricchi, e magari chi ha molte mega-ville, più di chi ha un appartamento o poco più; faremmo funzionare sempre più la Guardia di Finanza, e la Corte dei Conti per stanare gli evasori e i furbi. Per loro è sacrosanta una severa polizia fiscale. Stimoleremmo la crescita senza irrigidirsi nella logica che “il mercato regola tutto” ma facendo si che lo Stato, la politica, torni alle sue buone ragioni, a pagare i debiti ai suoi fornitori senza farli fallire, ad avere dirigenti capaci e non inclini alla spesa facile ed amicale. Combatteremmo i trucchi e ristabiliremmo la punibilità del falso in bilancio. Magari toglieremmo 2000 mila uomini dall’Afganistan e li utilizzeremmo per dare un colpo definitivo alle varie mafie che intossicano il Paese”.
Sarebbe un discorso più positivo di quello pronunciato da Berlusconi e applaudito dai seguaci dell’ex ministro Rotondi. Ma avrebbe un difetto di fondo: non ci crederebbe nessuno.
Dopo 10 anni di governo, cosa può dirci il ministro Rotondi, responsabile dell’attuazione del programma che era stato descritto come da Paese liberaldemocratico, rispettoso con il suo popolo, attento ai meno abbienti nel quadro dello sviluppo generale.
Sarebbe anche la vittoria di Saint Vincent su San Vittore. Anche se giova ricordare che Saint Vincent de Paoli, il grande personaggio del cristianesimo francese del 1600, riformatore della Chiesa cattolica, nato in una povertà assoluta, preso prigioniero e ridotto in schiavitù e poi liberato, si dedicò con impegno all’assistenza dei galeotti. Avrebbe molto da fare anche in questi tempi e in sintonia con San Vittore, grande Papa, coevo degli imperatori Commodo e Settimio Severo, che sostenne, la forte moralizzazione del popolo cristiano, la severità dei costumi, l’alta dignità “politica” nei riguardi dell’Impero su cui influì positivamente.
Saint Vincent e San Vittore oggi ci indicano e ricordano ben altro, soprattutto nella triste vicenda politica che stiamo vivendo, e non da oggi, alla ricerca ben difficile del messaggio dei due santi piuttosto che dei luoghi che li ricordano.

5 Responses to "Da Saint Vincent a San Vittore"

  • Gianni Porzi says:
  • Claudio Maffei says:
  • Claudio Maffei says:
  • Pier Giuseppe Porzi says:
  • Leonardo Tranquilli says:
Leave a Comment

*