Berlusconi uno spreco? di Giorgio Dal Negro

Condivido l’opinione che parte degli italiani è ancora divisa, tra coloro che criticano con obiettività e il buon senso, quelli che sono berlusconiani inossidabili e quelli viscerali, carichi di sentimenti negativi, di odio, di rifiuto e come dici di invidia.
Sappiamo bene che, la stessa gente prima ti esalta e poi ti critica ferocemente, prima applaude e poi assiste alla impiccagione.
Tutto ciò non riguarda certo Berlusconi ma, la volubilità dei sentimenti popolari e delle loro scelte. Anche come spesso avviene i grandi amori delusi si trasformano in odii feroci. In questo caso il personaggio è talmente complesso che ogni giudizio non può che essere parziale o insufficiente.
Dotato di rilevanti doti umane di simpatia e di leadership si afferma anche tra gli amici ed i compagni di scuola, organizza iniziative ed è molto ambizioso fin da giovane. Doti non perse col tempo.
Riesce a diventare, presto, un grande imprenditore edilizio, in una Milano che esplode e si sviluppa. Sa rischiare e lo fa, anche investendo in aree diverse, come la nascente televisione privata. Dimostra di avere intelligenza e furbizia, un cinismo che talvolta si confonde con la generosità ed è abile venditore, anzi abilissimo. È intriso di valori che -male gestiti o interpretati- appaiono disvalori. Conosce bene il valore del denaro e del potere, ne vive le interconnessioni e le dimensioni.
Vede le cose in grande e sa operare in grande. Vede la politica come potere, lo confonde con quello privato, aziendale, ne mischia le logiche e ne soffre le procedure, ma sente, a pelle, le battaglie dove può vincere, consapevole comunque della propria capacità economica e fisica di resistenza.
Non gli mancano forme di grandeur, dalle molte, troppe ville megagalattiche alla tomba mausoleo, dove riposare con gli amici più importanti, quelli che ci stanno.
Dietro a tutto ciò ci può essere la capacità dell’imprenditore, la genialità dell’uomo d’affari, la spregiudicatezza e le amicizie importanti ben utilizzate, anche la volontà di fare per il Paese, di cambiare le cose, di stimolare la speranza della gente, di essere presente, pari tra pari, nei consessi internazionali, ed al tempo stesso usare personaggi assai discutibili per i propri scopi, diventando così ricattabile e trascinabile in affari e vicende che ritiene di poter controllare. Al tempo stesso sa utilizzare persone di alta qualità, consapevoli però di poter dare solo consigli, normalmente inutili. Non ha molto vivo il senso dello Stato, delle sue regole che considera arcaiche, confonde ruoli privati e palazzi pubblici, con la convinzione che il potere consente questo ed altro.
Come dare un giudizio, quando poi ci sono intere biblioteche (gli autori sono spesso gli stessi) che lo illustrano come un malfattore, con l’elaborazione sistematica di atti istruttori e ora anche sentenze, che sono frutto di un’attenzione particolare della magistratura che molti ritengono persecuzione. Non c’è da stupirsi se un personaggio così, divida nei giudizi, amici e nemici, delusi e lieti dell’insuccesso.
I berlusconiani, quelli che hanno creduto, dopo la delusione di tangentopoli, alla sua promessa sono ora ovviamente divisi: gli inossidabili sono legati da un vincolo fideistico o d’interesse al suo permanere che li salva dal tracollo totale. Altri più moderati nel giudizio, sono quelli che hanno saputo esercitare una legittima e seria critica a lui, alla sua corte di muti servitori, alle cose non fatte. Vivono -con molte domande senza risposta- il dolore e la rabbia della delusione, in un certo modo la fine di un sogno al quale ci aveva indotto il grande incantatore.
Gli invidiosi li considero poco e di scarsa qualità. L’invidia è una cattiva compagna e, in genere alligna tra persone che la sentono come ingiustizia, quindi si considerano “alla pari”, meritevoli anch’essi della “fortuna” altrui. Non credo siano molti a odiare Berlusconi per invidia e non posso vederli tra dentisti, avvocati, medici, docenti e simili.
C’è troppa differenza di status.
Il personaggio non lascia code di invidia, ma di delusione, lascia le ferite di progetti inattuati, di comportamenti imprevedibili e censurabili, di leggi non fatte. Soprattutto di non avere utilizzato vent’anni della nostra storia e della nostra vita.
In me c’è una sensazione amara di spreco, nel constatare che un uomo con tante risorse non ha saputo usarle nell’interesse di un Paese che aveva affascinato con le sue proposte. Ha preferito dare potere, come Caligola con il suo cavallo, a persone incapaci di aiutarlo ma solo di blandirlo, utilizzarlo, fare impensabili carriere grazie a lui. È stato uno spreco, per lui e per noi: lo spreco di vent’anni che potevano essere preziosi.

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1 Response to "Berlusconi uno spreco? di Giorgio Dal Negro"

  • Gianni Porzi says:
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