Ed ora, dopo il primo turno delle primarie, cosa succede?

Mi piace pubblicare una nota del caro amico Bartolo Ciccardini, assai interessante, come sempre, per i riferimenti storici. (af)

Le primarie sono belle. Dice l’onesto Quagliarello del Pdl che sono state una lezione di democrazia. Tre milioni e mezzo di cittadini vanno a votare candidati contrapposti per scegliere il candidato della coalizione alla Presidenza del Consiglio. È il bello della diretta.
(Permettermi, fra parentesi e senza nessuna ostentazione un cenno personale di orgoglio. Fui fra gli organizzatori della prima primaria assoluta in Italia: quella di Dossetti. E ne feci il manifesto che le annunciava: avevamo utilizzato l’affresco della Basilica (?) di San Petronio, raffigurante l’Assemblea dei Santi, che alludeva a cosa pensasse Dossetti delle primarie. In un Convegno da me organizzato nel ’71, proponemmo le primarie contrapposte al primo “porcellum” italiano delle liste bloccate, senza preferenze, ai Congressi. Sono stato accanito sostenitore di questo sistema con Segni, con Parisi e con Prodi. Chiedo scusa per l’orgoglio).
A Bersani va il merito di avere voluto le primarie, di averne affrontato il rischio, di aver accettato uno sfidante scomodo. A Vendola, Puppato e Tabacci va il merito di aver accettato il rischio di contarsi per dimostrare la dimensione della coalizione. A Matteo Renzi va il merito di aver impersonato seriamente il ruolo di sfidante. Il partito democratico ne esce ingigantito, la coalizione irrobustita e favorita. La nebbia si è alzata e sotto il sole della politica buona svaniscono Grillo e le sue cazzate.
Cosa avverrà? Se Bersani vincerà, gestirà bene il suo capolavoro: è affidabile e concreto. Se Renzi vincerà, dovrà diventare saggio, assennato e generoso e potrebbe anche riuscirci. Se perderà dovrà scrivere per la prima volta in Italia, un bel telegramma di fine partita, con i dovuti auguri per il vincitore. E dovrà mettersi alla stanga.
Vendola dovrà scongiurare, dato che è intelligente, la supponenza che ha sempre  spinto la sinistra alla sconfitta. Anche lui dovrà scrivere e praticare un bel telegramma di auguri.
Il pericolo per il centro-sinistra,che vuole vincere e governare, è l’antica supponenza di quelli che sono “più a sinistra di tutti”, che hanno la pretesa di “camminare con la storia”, di “essere l’avanguardia”, e che pretendono che la minoranza guidi la maggioranza. I supponenti sono quelli che espulsero Matteotti e Turati perché erano di destra, mentre le squadre fasciste armate di manganelli e di olio di ricino vincevano; quelli che fecero cadere due volte Prodi per andare ancor più a sinistra.
A Vendola voglio ricordare un diverso, nobile e ben fruttuoso comportamento: quello di Togliatti a Salerno, quando mise a tacere diverse supponenze ed accettò tutti, perfino Badoglio, per unire l’Italia contro l’occupante tedesco. Così l nemico da battere fu battuto e così dimostrò di essere uno statista. (Potrei citare anche l’art.7 dalla Costituzione, ma non voglio esagerare con le esortazioni e le lodi).
Vendola prenda esempio da Togliatti, non sia supponente, ed accetti tutti quelli che saranno utili e necessari per sconfiggere l’antipolitica di Grillo e per riassorbire l’emergenza tecnica che ha commissionato la politica italiana.
Questo è un compito difficile, ma necessario per l’Italia. Ho notato una inutile nota di supponenza nei sostenitori di Bersani, quando definivano, con un certo senso di nausea, Matteo Renzi liberale, liberista e perfino social-democratico (che era l’insulto estremo dei comunisti). Quando la Bindi, essendo ancora vigente la legge elettorale“porcata”, che permette di presentare liste bloccate, vale a dire di nominare i deputati, si permette di minacciare: “Le liste, le farà il partito!” dimostra di non capire quello che sta succedendo (e sono gentile per antica amicizia). No, cara Rosy, se resterà questa legge elettorale con le liste bloccate, l’ordine di lista si dovrà fare con consultazioni popolari, ovverossia primarie. Altrimenti le primarie di questa domenica sarebbero state solo una truffa.
Bartolo Ciccardini

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