Nov
27
Tra usato sicuro e rodaggio del nuovo
La sorpresa, se così si può dire, delle primarie del Partito Democratico non è certo il successo di Bersani, che era ampiamente prevedibile, ma la dimensione del risultato di Renzi, che ha saputo conquistare a pieno titolo, un’ampia legittimazione politica che troverà nel ballottaggio un’ulteriore conferma, indipendentemente dalla vittoria finale, sia alle primarie che poi alle elezioni politiche.
Va detto che, di fronte alla situazione di sfacelo del PDL ed alle tattiche dilatorie di Berlusconi, la situazione del partito democratico, nonostante le difficoltà politiche inevitabili all’interno, appare paradisiaca.
A fronte di beghe personali, di lotte per la sopravvivenza politica individuale, di finte e reali forme di indipendenza dal sovrano del partito, di miliardari inventati all’ultimo momento (meglio l’originale che la copia) il PD ha saputo esprimere una unità nella diversità delle tendenze politiche, che non ci aspettavamo, data anche la forza polemica della gara.
Nella contrapposizione si va dall’usato sicuro rappresentato da Bersani, al nuovo (ancora un po’ da rodare) di Renzi. Decisamente una bella gara. Sarebbe più interessante se ci fosse di fronte qualcosa di simile nel centrodestra ma, purtroppo per il Paese, c’è solo l’usato. Di nuovo, nonostante la buona volontà di qualcuno, e il viso pacifico e rassicurante del giovane sindaco di Pavia, non c’è aria di rinnovamento politico forgiato da qualche battaglia.
Bersani è una persona perbene, e non mi spaventerebbe affatto se governasse il Paese. Penso che sarebbe più forte di Prodi e cederebbe di meno alle pressioni delle varie sinistre, più o meno estreme, che peraltro non ci sono quasi più. È un usato sicuro sulla cui fedeltà al Paese non avrei dubbi, mentre sulla Lega e sui suoi alleati, nonostante la fine politica di Bossi, avrei molte, molte perplessità.
Renzi ha il grande merito di avere risvegliato il suo partito, di avere ottenuto spazio politico senza chiederlo in ginocchio ma conquistandolo con la propria forza e capacità. Che differenza con la plebiscitaria nomina di Alfano, voluta da Berlusconi, definito da lui come un figlio e che probabilmente verrà lasciato sulla barca del PDL. con la Russia e Cicchitto, nel mare in tempesta.
Molto più coraggiosa Giorgia Meloni, raro caso di donna giovane e carina, proveniente dalla politica e non dai festini romani.
Renzi al governo è un po’ da rodare. Ma essere stato, ancor giovane, presidente della provincia e sindaco di Firenze gli dà l’esperienza politica e istituzionale che gli serve. Del resto se il paese esprime, quasi al 20% la fiducia in Beppe Grillo e per il 30% nell’astensione dal voto, non ci sono molti santi cui votarsi.
Posto che il centrodestra, almeno per ora, non esprime che una serie di dignitose scialuppe di salvataggio, da Oscar Giannino a Luca di Montezemolo, dall’UDC a Fini, dai vari rottami del PDL, dalla Lega maroniana ma sempre la stessa, ad una ipotetica e difficile formazione strettamente Berlusconiana, al momento possiamo valutare solo la sinistra.
Per chi voterei tra i due candidati emersi dalle primarie del PDL? Chi preferirei come presidente del consiglio? L’usato sicuro è più tranquillizzante: ha esperienza di governo, è persona matura ma non vecchia, è uomo colto ed amministratore di lungo corso, certo avrebbe più difficoltà a modernizzare Parlamento e Governo, a dimenticare le storie comuni, antichi rapporti e militanze, ad esprimere una dirigenza capace di entusiasmo, di novità, di innovazione, di strappi, di coraggio. C’è il sicuro, che è lui, ma c’è anche parecchio di usato e riciclato.
Renzi, che pensiamo non voglia fare solo il rottamatore (ottimo lo slogan, ma insufficiente) rappresenta certo minore tranquillità, si potrebbe circondare solo di un bel gruppo di ex onesti boy scout, potrebbe essere espressione generazionale, dimenticando che, fuori dal potere, ci sono giovanissimi anziani da utilizzare, nei limiti del loro ruolo Ma potrebbe sapersi liberare dai vecchi veri, quelli che stanno al potere da una vita, nella burocrazia, nelle magistrature, nelle authority, in tutti gli anfratti del potere.
Sarebbe una impresa titanica, contrastata non dalla Roma ladrona dell’immagine leghista ma dalla Roma padrona, anche attraverso le lobby e le resistenze burocratiche ancora peggiori, le pressioni falsamente elettorali, le associazioni e gli ordini, tutta la serie di persone e categorie che vogliono il proprio bene, non quello di tutti, della collettività. Ci vuole coraggio ed anche una dose di incoscienza.
Ma di cosa ha bisogno l’Italia: di privilegi, di ricchi finanzieri normalmente evasori, di criminali ben organizzati, di politici disonesti, di taxisti arrabbiarti, di sindacati che scoprono solo ora i problemi dei loro lavoratori, di presidenti di provincia che minacciano di lasciare gli studenti al freddo per salvare il loro posto, di regioni che affrontano i problemi a ostriche e champagne? O del coraggio delle scelte, del sapere dire di no, del cancellare, ma sul serio e subito, privilegi e porcherie, salvando i diritti ma combattendo gli abusi, guardando al futuro del paese.
Sì, io, moderato e riformista insieme, pentito delle mie illusioni, vorrei una rivoluzione, di quelle vere. Sarebbe utile, ma per ora mi accontenterei di Renzi.