Il delfino ammaestrato

Uno giudica e decide: l’altro esegue gli ordini. Pur avendo una simpatia personale (non lo conosco direttamente e non ci ho mai parlato) un po’ istintiva, un po’ solidale, Alfano mi è parso spesso un po’ patetico.
Scelto nel pollaio ha fatto il suo chicchirichì tra gli applausi unanimi, quando Berlusconi lo indicò segretario del partito. Sembrava la riunione del politbureau sovietico, un po’ più aperta al pubblico: al posto suo avrebbe potuto esserci chiunque altro, purché indicato dal capo.
Poi il capo stesso cominciò a dubitare della sua stessa scelta: diceva che gli mancava il quid, non capiva certe ragioni politiche, voleva le primarie per giustificare la sua anomala ed eterocratica posizione, fino a dirgli, a 40 anni, di avere bisogno di tempo per maturare come leader.
Ubbidiente fino all’eccesso, come spesso avviene, diventa più oltranzista del suo capo e si fa carico (altrimenti che segretario politico è?) di portare la sentenza di condanna al governo Monti in modo assai duro, pur se condito con qualche gentilezza personale. Un Bondi un po’ più giovane e meno naturalmente predisposto.
Qualcuno si chiede se, fatte le primarie, le cose sarebbero state diverse, ma è una pia illusione. Le primarie di un partito presuppongono che un partito ci sia, sia vivo e partecipato dalla gente che ci milita e che lo vota. Nella lunga storia del mondo, non risultano elezioni, volute dal Re per ridurre il potere di una bella monarchia, , ricca e potente, circondata da parecchi eunuchi o da un harem numeroso.
Ecco perché tutto ciò che riguarda il Berlusconismo, per ovvia ragione insuperabile, dipende solo da Berlusconi. È decisamente il più forte nella sua area, tutti gli devono qualcosa, unisce forza economica a forza politica ed ha grinta da vendere anche se spesso  la usa in modo controproducente. Ora alla chiamata alle armi, risponderanno in molti, soprattutto parlamentari senza voti da lui creati dal nulla, fedeli a lui in quanto fedeli a se stessi ed alla propria carriera altrimenti finita.
Si vuole far rinascere il centro destra., dare un partito ai moderati, la solita alternativa ai comunisti che non ci sono più, almeno nel partito democratico Italiano e sopravvivono solo nella lontana Cina e dintorni.
Tra i moderati ci sono alcuni ex MSI, alcuni oltranzisti di Forza Italia (la Santanchè è una moderata?) ed i leghisti che hanno caratterizzato i successi dell’ex governo Berlusconi Bossi?
 Il dibattito sulla moderazione sarebbe lungo e soprattutto è relativo. Chi vuole l’ergastolo è certo più moderato di chi sostiene la pena di morte, i siciliani che accolgono, anche se obtorto collo, gli extracomunitari, sono certo molto moderati rispetto ai maltesi che li respingono in mare. La moderazione è un modo di essere, non supera l’applicazione della norma ma non la esaspera, tutela lo Stato di diritto anche quando sembra essere più favorevole al reo che non all’innocente. Non scatena odi di classe, ma tende all’equilibrio ed al dialogo.
La moderazione non va confusa con un pensiero politico, qualunque esso sia, che può essere gestito moderatamente, a seconda del modo di essere degli uomini. Una attenta valutazione, tra le scelte politiche possibili, la può caratterizzare, il non rendere alternativo ciò che può essere collaborativo, l’avere dello Stato un concetto unitario che tutte le forze politiche in campo sentono come proprio, pur nella diversità delle opinioni di governo.
A parte la vis personale certamente si deve considerare Berlusconi un importante personaggio ma non un moderato, un uomo di lotta che esaspera i problemi per qualificare i dissensi, che seleziona il suo personale politico in base alla fedeltà “cieca, pronta, assoluta”, come i comunisti ai tempi di Guareschi, per fare battaglia al cattivo avversario.
Mi sembra che Alfano sia una moderato, di per sé, un dialogante, di cultura più generale che particolare, uno che sa mediare. Ma è cresciuto nella logica politica di parte, nella cultura di Carl Schmidt, quella dei politici amici o nemici. In più è siciliano, e in genere e con tante belle eccezioni, sono pronti al compromesso, spesso alla obbedienza, amanti del potere, sensibile ai poteri, ed è nato, pur se certamente bravo, per superiore volontà e non certo per libera e segreta votazione. Come può Berlusconi cedergli un potere vero, lui che in verità non ha mai voluto un successore? Un delfino si, ma ammaestrato.

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3 Responses to "Il delfino ammaestrato"

  • Adalberto says:
  • Antonio Consolati says:
  • Gianni Porzi says:
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